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Diario emozioni emozioni emozioni

marco17

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Ciao a tutti,
è riduttivo, trascrivere le emozioni e le sensazioni che questa magnifica esperienza mi ha regalato e sò già, che per quanti di voi non hanno vissuto in prima persona “il Camino di Santiago”, non sarà semplice, comprendere ciò vi racconterò, in quanto potrà apparire ai vostri occhi molto irreale, ma proverò ugualmente a descriverlo.
Il Camino mi ha aiutato a ritrovare la Fede che avevo smarrito da molto tempo, ha segnato in maniera indelebile la mia vita, mi ha restituito la serenità interiore e mi sta permettendo di affrontare ogni giorno la vita con il sorriso sulle labbra : il Camino di Santiago mi ha “RIGENERATO”.
Sono stati molti i motivi che mi hanno spinto ad intraprendere questa esperienza, anche se penso che sia stato il Camino a chiamare me.
Non sapevo della sua esistenza, è stato il “cuore di mamma”, che vedendomi in forte difficoltà, mi ha ceduto il suo viaggio di 6 giorni lungo la via per Santiago nell’aprile del 2006.
Ho vissuto questa prima breve esperienza in modo molto turistico: per 6 giorni ho dormito e mangiato in hotel, ho percorso solo 100 km senza mai farne più di 20 al giorno, dietro le spalle avevo solo uno zainetto con acqua e qualche barretta energetica.
Quando incontravo i “Veri” Pellegrini, con il loro enorme zaino, gli abiti e gli scarponi infangati, sofferenti per qualche problema fisico accorsogli durante il Camino, ma ugualmente tenaci ad andare avanti senza perdere il sorriso, dentro di me pensavo a quanto potesse essere bello viverlo nella sua completezza.
Al mio rientro a casa e per un anno intero, con l’aiuto di persone che mi sono state molto vicino, ho iniziato a progettare ed organizzare il ritorno sulla “via delle stelle” nelle vesti di un autentico Pellegrino.
Durante questo intervallo di tempo, girovagando negli innumerevoli siti-forum istituiti proprio per i pellegrini, ho potuto raccogliere consigli ed emozioni da chi già aveva affrontato questa stupenda esperienza, rimanendo colpito dal loro entusiasmo ed ho potuto confrontandomi anche con chi il Camino doveva ancora intraprenderlo, istaurando con alcuni di loro un rapporto di amicizia che ancor’oggi non si è interrotto .
Non so il perché, ma nel programmare il viaggio decisi fin dal primo istante di iniziare questo pellegrinaggio, il giorno del venerdì Santo. La data della partenza è stata l’unica cosa che ho rispettato nella mia “tabella di marcia”, perché tutto il resto, è andato a svanire con il volo che mi portava in Spagna alla volta di Pamplona, da lì è stato poi il Camino a scegliere per me.
Una volta arrivato nella città basca, dove ogni anno nel giorno di San Firmino si svolge la famosa e folcloristica corsa dei tori per le strade dell’antica città, un po’ scoraggiato, a causa degli innumerevoli imprevisti che non mi hanno permesso di rispettare il mio programma, mi sono affidato completamente alla volontà di Dio.
È stata la cosa più giusta che potessi fare e credetemi, da quel momento il mio Camino è stato un susseguirsi di forti emozioni che mi hanno aiutato, ad apprezzare le cose più banali che prima di allora neanche consideravo, perché per me scontate, aiutandomi ha riscoprire i veri valori della vita. Per ben un mese ho vissuto, tra l’altro molto bene, con il minimo indispensabile senza essere “schiavo” degli agi che credevo fossero per me fondamentali per affrontare la quotidianità, ma soprattutto, il susseguirsi degli eventi, ha dato una svolta alla mia vita fortificando la fede che stavo smarrendo.
Durante il Camino ho stretto amicizie fortissime: Antonio, “IL CAPO”, la mente del nostro gruppo, il nostro punto di riferimento, era lui che organizzava le tappe, sceglieva gli ostelli, i punti di ristoro, ci siamo fidati ciecamente di lui, perché ha sempre saputo scegliere il meglio per ognuno di noi. Loris, “GRANDE LORIS AHH”, persona squisita che con il suo i’Pod scandiva il ritmo alla marcia e durante tutto il nostro “peregrinare” ha dimostrato di essere un uomo dal cuore d’oro; Angela: “PICCOLA SICULA”, ragazza esile e piena di acciacchi, partita con uno zaino pesantissimo in proporzione ai nostri, che con il suo “barcollo ma non mollo” ci dava la spinta giusta ad andare avanti anche quando le forze fisiche venivano meno, la sua forza di volontà ci ha insegnato che nulla è impossibile, basta solo volerlo. Wellington “IL DOTTO”, persona colta e simpaticissima, brasiliano con avi italiani, con i suoi racconti, che iniziavano sempre con “a Brasile sc’è una storia….”, il suo sapere e la sua simpatia allietava il nostro Camino e le serate durante il consumo del meritato “menù del dìa”. Ana Maria, moglie di Well anche lei italo-brasiliana, “ MAMI’ ”, innamoratissima, sempre mano nella mano con il suo sposo, mai un battibecco o una parola di troppo con lui, la nostra mamma, la figura che al momento giusto sapeva aiutarci con la sua dolcezza a superare le difficoltà.
Con tutti loro ho condiviso i momenti belli di questa magnifica esperienza : il dividerci il cibo e l’acqua che compravamo nelle “tiende” per dissetarci e nutrirci durante il giorno, la scoperta dei sentieri posti dietro le “frecce gialle”; ma anche le difficoltà come il dormire a terra per mancanza di posti letto negli “albergue” (ostelli) e la divisione dei farmaci che servivano a curare le sofferenze dovute alle “ampolle” (bolle nei piedi) ed il mal di schiena a causa del peso dello zaino che è stato per un mese la “nostra casa”.
Onestamente di sofferenze ne ho avute molte, in un mese solo 4 o 5 giorni sono riuscito a camminare senza accusare dolore, ma francamente porto con me solo il ricordo degli eventi belli ed emozionanti, perché, strano ma vero, il Camino mi ha permesso di apprezzare e dare il giusto valore alla mia vita anche e soprattutto attraverso la “sofferenza” momentanea.
Le tappe più emozionanti e significative sono state per me 3 oltre ovviamente alla partenza:
La prima quando sono arrivato alla “Cruz de hierro”, luogo in cui ogni pellegrino lascia sotto la Croce o meglio affida ad Essa, il “sasso” ( peso simbolico delle “sofferenze” che si hanno nella vita quotidiana e si vogliono abbandonare per sempre).
La seconda è stata l’arrivo all’incantato paesello O’Cebreiro in Galizia, in quel luogo si giunge dopo aver affrontato un difficile, impegnativo, ma stupendo sentiero dove si respira “un’aria” che sa di fiaba.
La terza tappa, ultima solo per ordine cronologico, l’emozionante arrivo a Santiago, passando per “il monte de Gozo” dove si inizia a scorgere in lontananza la maestosa e stupenda Cattedrale.
Sia alla “Cruz” che all’arrivo al “monte” ho pianto come un bambino senza riuscire a controllare le lacrime che scendevano lungo il mio volto. Nel primo caso era un pianto di liberazione dalla mia vita passata, trascorsa negli ultimi anni da uomo che non riusciva a dare il giusto significato ai valori di essa e soprattutto senza saperla apprezzare perché mi ero circondato di persone sbagliate. Nel secondo perché ero giunto finalmente alla meta, che non era però la fine del Camino di Santiago, ma l’inizio di un nuovo Cammino, quello della Fede ritrovata, percorrendo, da quel momento in poi, la Strada giusta, quella che il nostro Signore Dio ci indica ogni giorno e che fino a quel momento non riuscivo, o meglio, non volevo vedere.
Nei giorni di permanenza a Santiago de Compostela, rimanevo per ore seduto di fronte la maestosa Cattedrale, riflettevo sul mio passato, a quanti errori avevo commesso e soprattutto a quanto tempo avevo sprecato per le cose inutili, promettendo a me stesso di cercare giorno per giorno di vivere la mia nuova vita come Dio ci ha insegnato.
Durante quegli ultimi giorni sono state molte le particolarità dalle quali rimanevo rapito.
Il fascino della Cattedrale, che al calar del sole cambia colore, l’abbraccio al busto di Santiago, la visita alla sua tomba, la Messa del Pellegrino, la consegna della “Compostela”, il caratteristico ed unico Botafumeiro, gigantesco incensiere arpionato con delle funi alla volta centrale, che, alla fine della messa del Pellegrino veniva fatto ondulare da una navata e l’altra, ai giorni d’oggi solo per pura tradizione, ma in tempi molto remoti per portar via l’odore sgradevole dei Peregrini, ma soprattutto non potrò mai dimenticare l’arrivo dei Pellegrini stessi davanti la Cattedrale.
Quando ammiravo i loro volti, segnati dalle sofferenze e nello stesso tempo gioiosi per aver raggiunto la meta, i loro abbracci con gli amici di “sventura”, mi tornavano in mente tutte le scene e le emozioni che avevo vissuto io durante il mio Cammino con i miei di amici e dentro me, orgogliosamente dicevo: “ io sono proprio fortunato, ho avuto la grazia di poter fare il Camino di Santiago !!! “
Cosa dirvi di più e non annoiarvi ulteriormente…..
Il Camino de Santiago è un’esperienza che consiglio di fare a tutti, indistintamente, perché è unica e rigenera nel profondo dell’anima.


Grazie per avermi ascoltato
 
Grazie a te.
Io ho percorso solo la prima metà del cammino di Santiago e non vedo l'ora di ripartire per provare le tue stesse emozioni arrivando a Santiago davanti alla Cattedrale.
Un abbraccio
Silvana
 
Grazie di aver condiviso le tue emozioni e i tuoi ricordi.
Quando sono arrivata a Santiago la prima volta, ero resa cieca dalle mie emozioni, guardavo solo dentro me e mi ripetevo "ci sono riuscita!", avevo un dolore sordo dentro il cuore dovuto all'intensità di quello che provavo. Sai quando si dice "mi scoppia il cuore"? Io piangevo e piangevo, abbracciavo i pellegrini che ritrovavo sulla piazza dopo averli persi giorni prima, giravo come ubbriaca nella piazza rimandando il momento di entrare nella Cattedrale perchè sapevo che sarebbe stata un'altra forte emozione e volevo prepararmi. Ero ubbriaca sì ma di gioia, di tristezza per la fine del cammino, di felicità nel ritrovare persone con cui avevo diviso la cena e le notti per terra, di dolore per chi non avrei rivisto ma che anche solo per poche ore avevano camminato con me, di esaltazione per essere riuscita con il mio zainone a fare tutti quei km........ma sopratutto ero fiera del mio essere pellegrina dentro, serena, riappacificata con una parte di me e con Dio, mi ero "ritrovata".

Nei cammini successivi l'arrivo alla casa di S.Giacomo ha avuto tutte le emozioni della prima volta ma in maniera leggermente diversa, più........ammorbidite. Pianti a gogò ma tempo anche per avere attenzione agli altri pellegrini, guardare con affetto come si comportavano i neofiti al momento dell'arrivo, vivere con più calma e più intimamente gli attimi dell'abbraccio alla statua, il Portico della Gloria, tutti i riti svolti non perchè tutti lo fanno ma perchè voluti fortemente.

Ora che non passa giorno in cui non pensi a Santiago e non sogni il momento in cui ripartirò per il prossimo cammino, mi ripeto che sono stata fortunata. Fortunata perchè sono stata chiamata; fortunata perchè ho avuto l'opportunità di vivere un'esperienza come il cammino di Santiago che ha fatto diventare me parte del cammino. Fortunata perchè mi ha insegnato la pazienza, la tolleranza; fortunata perchè nonostante le mie miserie, i miei errori, i miei peccati mi sento migliore e ho la volontà di essere cammino nella vita.
Continuerò a sbagliare, continuerò a giudicare, di nuovo sarò intollerante e di nuovo mi pentirò di tutto questo, ma ogni giorno mi sveglio con la volontà di vivere come se fossi sul Cammino di Santiago e ogni giorno ne sono felice.

Ben arrivato, Marco17, benvenuto con le tue emozioni.
 
Grazie di cuore...solo questo voglio aggiungere a chi mi ha riportato alla memoria le più belle emozioni del cammino...e il desiderio sempre vivo di ripeterlo!
un bacio forte hermano, buon camino, ultreya :arrow: :arrow: :arrow:
 

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