L'intero percorso si copre in 8/9 tappe della lunghezza variabile dai 14 ai 26 km.
Numerosi i centri abitati che si attraversano. Dalla popolosa Palermo, ai paesi mediamente abitati come Corleone, Cammarata e San Giovanni Gemini, ai piccoli borghi come Santa Cristina di Gela, Prizzi, Castronovo, Sutera e Joppolo.
Non mancano le fonti d'acqua lungo il percorso e il tracciato e ben segnalato con le linee bianco/rosso e il simbolo del viandante. Ad esse si affiancano tabelle indicative con le distanze che mancano per raggiungere la distinzione piu vicina.
Personalmente ho trovato solo qualche difficoltà in prossimità delle zone colpite dall'alluvione dell'inverno scorso e all'interno dei centri abitati. Parlando con amministratori locali e con i responsabili delle associazioni che mi hanno dato accoglienza però, mi è stato riferito che stanno ripristinando la segnaletica dove manca e che hanno già avviato il posizionamento di piastrelle segnaletiche a terra in pieno stile Santiago.
Esiste anche un'app, ben fatta, breve concisa e precisa dove geolocalizzare la propria posizione via GPS per non rischiare di perdersi.
Anche per questo cammino esiste una credenziale, che puo essere richiesta presso il sito web e rilasciano anche un attestato alla fine del percorso a seguito di richiesta presso i locali della cattedrale di Agrigento.
A mio modesto avviso i mesi di aprile, maggio, settembre ed ottobre sono quelli più indicati per incamminarsi su questa via. A primavera si può godere il verde brillante dei campi di cereali, il bianco dei mandorli o il lilla dei ciliegi in fiore. In autunno, sono diverse invece le sfumature di rosso, marrone e ocra che le vigne, i campi di olivi e la campagna in generale sa regalare. In entrambe le stagioni le temperature sono ideali per camminare e non soffrire troppo il caldo, cosa che succede in estate dove le zone di ombra sono quasi del tutto assenti. Per chi é amante delle mesetas invece può partire in estate, dove tutto il percorso si colora di oro.
Un capitolo a parte lo merita l'accoglienza e l'ospitalità. Davvero degna di nota.
Nessuno vi dirà mai buon cammino, forse per mancanza di cultura, ma tutti indistintamente vi augureranno un buon viaggio. Il pellegrino non è piu visto come un invasato, ma come una presenza familiare. La gente è disponibile a dare informazioni, anche quando non richieste, dà supporto logistico gratuitamente, si mette a disposizione con piacere senza mai risultare invadente.
I responsabili degli alloggi dove pernottare non lesinano con le coccole. Per loro il pellegrino è quasi sacro.
A titolo di esempio vi riporto qualche episodio:
Ad Altofonte, in agriturismo mi hanno accolto da re, e non mi hanno fatto pagare il vitto perché loro ospite.
A Corleone, in ospitalità diffusa, mi hanno fatto il bucato, steso i panni, preparato la cena, offerto la colazione e donato dei viveri di conforto per la tappa successiva oltre a fornirmi informazioni utili circa le criticità del percorso.
A Prizzi, il giovane gestore della casa vacanza, mi ha portato nella sede della sua associazione dove mi ha illustrato le diverse iniziative culturali avviate per promuovere il suo territorio.
A Castronovo dopo avermi sistemato nel suo B&b il gestore mi ha portato a casa sua per farmi assaggiare una torta appena sfornata da sua moglie accompagnata da una tisana fatta in casa.
A Sutera, il proprietario del B&b mi ha fatto da cicerone presso il locale museo, mi ha fatto fare il tour del borgo, narrandomi aneddoti e leggende, e mi ha accompagnato al ristorante dove abbiamo cenato.
A Joppolo il gestore di un esercizio commerciale, dopo l orario di chiusura ci ha preparato della carne alla griglia, delle verdure del suo campo, e offerto il vino del suocero. Il tutto consumato all'interno del suo negozio stesso, fra racconti e grandi risate.
Ma in definitiva vale la pena fare questo cammino? I veterani, conoscono gia la risposta. Ai novelli pellegrini dico, venite e vedrete. Di certo non ve ne pentirete.
Buona strada a tutti.
Saro.