Un piccolo piccolissimo Cammino che in effetti non lo è se non nella misura in cui lo senti dentro a dispetto della realtà.
Ore 7:00 del mattino, 26 Dicembre 2017, Santo Stefano.
Nemmeno mi alzo, prima cosa che faccio è prendere il pacchetto di sigarette: cavolo ce ne sono solo 3, tre sigarette ed è giornata di festa, e sono sola con mammy che non posso lasciare sola nemmeno 5 minuti.
Mi accendo una delle tre, mi alzo, faccio il caffè, lo bevo caldo bollente (lo so che non devo ma tant'è...) sbircio senza fare rumori: mammy dorme, dorme profondamente.
Dubbio: doccia subito e poi fuga verso il Tabacchi a dieci metri? O prima fuga e poi doccia? Non c'è storia, prima fuga con sensi di colpa che mi superano in altezza.
Velocissima vestizione, silenziosissima apertura della porta e fuga... incrocio le dita: in questi ultimi mesi non si sveglia prima delle nove e mezza, hai visto mai che oggi comincia a chiamare appena esco dalla porta di casa?
Metto a tacere la mia sporca coscienza mentre mentalmente mi do pugni in testa: abbandono di incapace per comprare bene che più voluttuario non si può? Torno subito, ti prego mammy dormi, dormi!
Sono le 7:47 Tabacchi a dieci metri da casa: chiuso.
Altro Tabacchi automatico a 200 metri.
Scatta il pensiero Cammino...
Faccio finta di essere sui sentieri, calma Pat, non avere fretta, guardati intorno, mammy dorme, stai tranquilla.
Con attenzione esagerata guardo quello che mi circonda:
Il muro di una casa in cui qualcuno ha scritto "Buon Natale" con la vernice spry verde! ci sarebbe stata meglio rossa;
Una casetta un po' malandata (sembra bombardata in effetti), però all'interno della grata che protegge la finestra c'è un alberello con le lucine e dietro i vetri una nonna che mi guarda e mi sorride. Mi viene voglia di piangere (mammy stai dormendo vero?);
Lotto di terreno pronto per l'ennesima palazzina, mi fermo a guardare quello che rimane di un vecchio palazzo buttato giù: le mattonelle di quella che doveva essere la parete di un bagno, rosa, sono rimaste sul muro esterno del palazzo di fianco;
La Farmacia chiusa con l'insegna lampeggiante, nella vetrina illuminata tra una ginocchiera e un apparecchio della pressione c'è un piccolo presepe con già i tre Re Magi di cui uno sdraiato...stanchezza del re o della farmacista che l'ha abbandonato?;
Sono le 7:55 coraggio mancano pochi metri all'automatico. Eccolo, in funzione. Bene. Bene un accidente: non mi prende i soldi. Ho messo la tessera sanitaria e scelto il prodotto ma continua a ripetermi "prodotto scelto, inserire i soldi"... Bastardo perché non mi prendi i soldi? Perché sono stropicciati? (Santo protettore delle mamme, lasciala dormire ancora...);
Sono le 8:04 (continuo a guardare l'orologio): ok, vado a prelevare soldi freschi, la banca è a 30 metri più o meno. Attraverso di corsa con il semaforo rosso, rischio di essere travolta da una pulce, pardon, un cagnolino al guinzaglio che mi gira intorno e mi lega le caviglie. Il signore che dovrebbe guidarlo ne approfitta per fare due chiacchere, quasi in mezzo alla strada: brutta cosa la solitudine se ti costringe a parlare con una sconosciuta che cerca sigarette alle otto del mattino. Però mi fa piacere, quasi lo abbraccio. Tre minuti tre di chiacchere: in tre minuti ho saputo che è vedovo con l'unica compagnia di quella pulce, pardon, cagnolino e che esce per poter parlare con le persone (mammy, stai dormendo vero? non sei sola, io ci sono, torno subitissimo);
Prelevo, torno all'automatico...non va, non mi prende nemmeno i soldi freschi. Che faccio?
Torno indietro, flash: c'è un tabacchino che è sempre aperto, sabati, domeniche , festivi, fine del mondo, non chiude mai. Ma è lontanuccio.
Sto facendo un piccolo cammino, vergognoso cammino per cercare una cosa di cui dovrei fare a meno. Nel mentre ho fumato l'ultima e mi viene la smania: chi fuma chi capisce...
Guardo l'ora per l'ennesima volta, sono le 8:16, ce la faccio. Passo da cammino, lento ma costante, mi giro a destra a guardare la chiesa della Medaglia Miracolosa (un ricordo improvviso: avevo 15 anni e facevo la raccolta della carta in quartiere e nel sottoscala della chiesa seduti sulle montagne di carta ci guardavamo negli occhi con un ragazzo della mia età e il cuore batteva più veloce. Sarebbe diventato il mio ragazzo per quasi 5 anni); guardo a sinistra, un market aperto. Aperto?? Deve essere l'unico in zona! Profumo di pane caldo. Patrizia muoviti.
Ultimi 100 metri, alla mia destra le case popolari del quartiere, lo squallore delle palazzine abbandonate a se stesse, rappezzate, quelle tipiche palazzine di cui nessuno si occupa più da anni (pensiero cattivo verso i politici: perché costruite case popolari che poi dimenticate salvo ricordarsene quando la cronaca mette in risalto che ci abita anche teppaglia? Perché non pensare che tra piccoli delinquenti che delinquono per fame ci abitano anche famiglie dignitose che meriterebbero un pochino più di considerazione?). Le guardo e penso a quante volte mi è stato detto che non era una zona da frequentare e invece io ci andavo a raccogliere i giornali vecchi che venduti avrebbero garantito la colonia estiva per gli stessi bambini di quelle case…
Sono le 8:40 e sono arrivata. 4 pacchetti di sigarette, uno lo apro subito e ritorno sui miei passi più velocemente dell’andata (mammy non ti svegliare adesso che sto per tornare a casa).
Mi sento una merda perché ho abbandonato casa per comprare sigarette.
Mi sento una merda perché i sensi di colpa arrivano dopo, non prima.
Mi sento in Cammino, dopo tre giorni reclusa avevo voglia di aria esterna.
Non è Cammino e lo so, non con una motivazione così futile, ma respiro perché è l’unica uscita di questi giorni.
Sono veloce, continuo a guardare tutto ciò che ho a destra e sinistra ma non mi fermo più, mi sembra che se vado più veloce annullo un pochino i sensi di colpa che ora stanno aumentando in misura esponenziale.
Piccola salita, giro a destra e poi la discesa (abito in una strada che non è esattamente pianeggiante, anzi) verso il portone del palazzo. Mi fermo solo un attimo a finire la sigaretta e penso “ tutti credono che Cagliari essendo sul mare sia tutta in piano e invece è un continuo saliscendi, è costruita su sette colli, come Roma e tutti si meravigliano).
Entro, ascensore, sesto piano, apro piano la porta con il panico di sentire gridare “mamma dove sei, Emilia (la sorella morta da dieci anni), Ferrando (è giusto, non Fernando, ma Ferrando, morto anche lui), Leandro (un nipote) e una serie di nomi di sconosciute persone. Silenzio.
Apro piano la porta della stanza da letto: dorme, russa leggerissimamente (così evito di dover controllare se respira). Grazie Dio delle mamme, perdonami se puoi. Sono le 9:10.
Mammy l’ho poi svegliata verso le dieci e mezza, “buongiorno mà, dormito bene?” sorridente come sempre quando la svegliano e vede che c’è qualcuno accanto a lei, contrariamente a quando si sveglia da sola e si dispera perché ha paura di essere sola.
Io mi sento un pochino meglio ma ciò non toglie i sensi di colpa per essere uscita come una ladra e per aver goduto di quel poco di aria fresca. Lo considero un piccolo cammino anche se Cammino non è, ma mi ha alleggerito della fatica mentale di questi giorni.
Patrizia, colpevole di fuga…