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Provare qualche giorno di cammino a luglio.....

Sardina

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16 Luglio 2013 – Lourdes – Irun
17 luglio 2013 - Irun – Hernani

Chissà perché ho deciso che doveva essere proprio il via de Bayona, altrimenti detto Camino del Vasco Interior o del Tunel de San Adrian…..
Quando abbiamo deciso con Ivana che dopo il nostro servizio a Lourdes avremmo fatto un pezzo di cammino, le alternative tra cui scegliere erano solo due: il Norte e l’Aragonese da Somport. Per me era indifferente visto che entrambi già li avevo fatti anni fa e per Ivana era indifferente perché non ne aveva fatto nemmeno uno. Poi mi è saltato in mente di fare qualcosa che ancora non avevo fatto: da Lourdes a St.Jean Pied de Port. Bocciato subito, il mio francese non va più in là di “Bonjour”, “jenecompripàfransè” e “jeneparlepàfransè”. Improvvisamente trovo la traccia di questo cammino per me nuovo, la via de bayona con partenza da Irun (quindi spagnolo! e niente francese). Decido per questo cammino, e lascio che per Ivana sia una sorpresa e solo l’ultimo giorno a Lourdes, quando già avevamo smesso la divisa bianca da sorelle d’assistenza e indossato quella da pellegrine con zaino in spalla, le dico qual’è la nostra mèta.
Siamo andate alla stazione con tutto il resto del personale che ripartiva con il treno bianco e sotto un diluvio universale, tuoni, lampi, acqua a secchiate, abbiamo lasciato Lourdes. Strano per me, dopo tantissimi anni, non tornare a casa con i miei malati e i colleghi di pellegrinaggio! Strano prendere un bus che ci portava sino a Pau, in direzione opposta del nostro treno bianco!
Alle 16,15 saliamo sul bus con Ivana molto preoccupata perché alla guida c’è una donna e sotto quel diluvio mica si fida tanto! Un’ora di viaggio e ancora non ci sembra vero.
A Pau prendiamo il treno per Hendaye, poi un trenino-metro che ci porta a Irun. Pochi minuti e siamo in città. Ricerca dell’albergue…. Il punto di Informazioni, in una grande piazza a pochi metri dalla stazione, è chiuso ma c’è una gelateria italiana proprio di fronte. Devono essere abituati ai pellegrini perché alla nostra richiesta di informazioni prendono subito una cartina, segnano il tratto di strada da fare e in tre secondi sappiamo dove andare. Cominciano i regalini del cammino: ci rincorre una ragazza che vuole darci una mano per trovare l’albergue. Ha visto la concha. Arriviamo al ponte sopra la ferrovia, da lì dobbiamo girare a destra e alla seconda traversa a sinistra c’è il nostro rifugio. Ci arrivano alle spalle due vigili urbani: anche loro vogliono aiutarci a trovare l’alloggio. Gentilezza e ancora gentilezza. Speriamo continui così.
All’albergue occupiamo i penultimi due letti liberi, dopo di noi solo altri due letti che verranno occupati pochi minuti dopo. Tutti i pellegrini vanno sul Norte, nessuno fa il nostro cammino. L’ospitalera, quando le diciamo che cammino vogliamo fare, ci dice solo “ohhh, muy solitario”.
Ceniamo con una meravigliosa focaccia, salame e formaggio e un po’ di vino rosso, tutto quello che ci siamo portate da Lourdes. Notte calda, non gira un filo d’aria.
L’albergue (buono, pulito) è a donativo e ci offre la colazione, abbondante. Partiamo con molta calma…molta. Le frecce iniziano subito ma sono quelle che indirizzano al Norte. Invece di seguirle torniamo sul ponte, proviamo a chiedere ma nessuno conosce il camino Vasco e ogni volta dobbiamo ben specificare che non vogliamo andare sul Norte. Decidiamo di andare a sentimento e prendiamo la strada principale. Ogni tot di metri fermiamo qualcuno e domandiamo sino a che troviamo qualcuno che ci conferma che la strada è quella giusta ma che dobbiamo chiedere più avanti. Proseguiamo sempre sulla medesima strada che ci sta portando fuori dalla città e ancora non sappiamo se è quella esatta. Entriamo in quello che pare un ufficio e domandiamo delucidazioni. Si aprono le nuvole dei dubbi che aleggiavano sopra le nostre teste: l’impiegato interrogato lascia il suo pc, prende un foglio e una penna e con gran velocità ci fa una mappa precisissima della strada che dobbiamo fare, fa i disegnini di un campo da “football” che dobbiamo lasciare sulla sinistra, disegna tutte le rotonde che incontreremo, il sentiero che dovremo prendere di fianco a una deposito di auto demolite, e infine l’incrocio giusto per il giusto sentiero. Più precisi di così di muore. Con il suo “buon viaggio” partiamo rinfrancate. E’ tutto esatto.
Dopo pochi km abbandoniamo il marciapiede e dopo l’ultima rotonda giriamo a destra, usciamo dalla città e proseguiamo lungo una strada che si inoltra in un bosco. Bello ma pericoloso perché non c’è spazio lungo il margine e siamo costrette a camminare sul bordo. Nel bosco sento il richiamo di un bastone. Diventa il mio fedele appoggio (non so camminare senza un fido bastone di legno e questo stava aspettando solo me) Curva dopo curva troviamo l’incrocio – come da disegnino – che segnala il cammino. Da quel momento perdersi è assolutamente I M P O S S I B I L E: Cartelli in legno con indicazione del cammino e frecce gialle per ogni dove, anche due/tre insieme, una per terra, una a destra e una a sinistra, casomai qualcuno è distratto!!
Ormai siamo su sentiero, i saliscendi sono una costante……, fa caldo ma è ancora sopportabile. Tante ortensie fiorite, è piacevole vedere i cespugli colorati. Io non ho fatto un giorno di allenamento, mai camminato nemmeno per andare in ufficio, quindi le mie gambe un po’ si lamentano e ho un piccolo problema con la scarpa sinistra: la soletta interna è molto alta e camminando mi dà fastidio all’intero del tallone. Pazienza, mi abituerò? Pronostico vescica in arrivo e sarebbe la mia prima volta! Alla fine di una salita vedo una scala e decido che devo riposare; tolgo scarpe e calze mi siedo affranta su un gradino circondata da regalini lasciati dai cani. Dieci minuti poi si va. Superata la breve scalinata arriviamo all’incrocio con la strada GI 2134, oltre l’incrocio un albergo, una casa e il cartello che indica Oiartzun a due km.
Decidiamo per una sosta al bar dell’albergo Gurutze, sosta per la prima clara del cammino, per una visitina al bagno e per farci riempire le borracce d’acqua. Sedersi è un piacere ma rialzarsi per andare….che fatica! Ma non ci si può lamentare già dal primo giorno!!! Ivana cerca di tamponare l’effetto-birra con una banana che viaggia da avant’ieri nello zaino. Cominciamo con le risate.
Si riparte con una graziosa (ironico!) discesa verso Oiartzun. Si scende, si sale e si scende e l’ultima parte è di cemento. Il paese è praticamente sdraiato in verticale tanto che ai lati della strada, ripidissima, sono stati creati dei gradini per facilitare discesa e risalita. Alla fine di questa lunghissima e incredibile discesa, dopo aver attraversato la GI 2134, arriviamo prima in una piazza con la Chiesa, naturalmente chiusa, poi ad una costruzione che parrebbe un vecchio lavatoio, anche se non capisco come funzionava, ma l’unica spiegazione è questa. Ai lati del lavatoio ci sono dei larghi gradini per mitigare la continua discesa e uno di questi diventa il nostro tavolo per il pranzo. Ancora pane e salame e formaggio…..questo salame mi sta diventando antipatico! Il tempo di mangiare e riprendiamo, la strada è ancora lunga e Hernani ci aspetta.
Dopo Oiartzun inizia, anzi, riprende la sagra delle salite dure e discese ardite su sentieri pietrosi, seguiamo un ruscello all’interno del bosco, dall’alto di una salita vediamo una infinità di felci sulla nostra sinistra, mai viste tante felci, come mai visti tanti bambù! Faccio fatica mentre Ivana è fresca come una rosa! Bella forza, lei, montanara, è abituata alle salite, io ho la lingua che tocca per terra….
Arriviamo finalmente. Chiediamo se siamo a Hernani e ci rispondono di sì, che siamo arrivate. Bugiardi!!! Siamo ad Astigarraga, ancora ci vuole strada ma io sono davvero stanca anche perché l’ultima parte l’abbiamo fatta su asfalto. Chiediamo dov’è l’albergue: cavolo cavolo! In cima a una collina con un sentiero ripidissimo. Decidiamo che è meglio arrivare direttamente a Hernani. Un signore ci consiglia una pensione (che poi era quella che avevo già segnato nella mia Moleskine): Pension Zinkoenea, Calle Nagusia 57, per la modica cifra di 45,00 miserabili inutili euro – senza cena né colazione, sgrunt. Non importa, è tardi, abbiamo fame, tanta fame e tanta stanchezza addosso. Le risate non ci mancano, prendo in giro Ivana che appena entrata in camera smonta lo zaino e sparge tutto per ogni dove. Ridiamo come matte, ma in effetti è tutto il giorno che la ridarella ci accompagna. Doccia salutare e poi via a cercare un posto per la cena. Ci siamo pappate circa 26 km, adesso è ora di mettere qualcosa sotto i denti e pappare davvero.
Percorriamo tutta la calle Nagusia sino a una piazza rotonda con un bellissimo duomo, passiamo sotto un arco e arriviamo finalmente a uno di quei tipici bar dove puoi prendere tapas o platos combinados. Piattone di patate fritte, insalata, fettina impanata tanto grande che fuoriesce dal piatto e crocchette. Naturalmente clara fresca e abbondante! E infine fettona di torta de queso, meravigliosa.
Diamo uno sguardo alla strada che faremo domani e pian pianino ritorniamo alla pensione, un letto con lenzuola bianche ci aspetta. Nemmeno il tempo di un amen….Buonanotte!
 

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Ultima modifica di un moderatore:
Non so se farò mai questo cammino, troppo avanti d'età, troppe cose ancora da fare, non ne avrò il tempo. E poi con un racconto così ben fatto :applausi: ne ho perso il gusto :rofl: . Vabbhè, camminerò con voi nel racconto del cammino. Perchè ci sarà un seguito, vero?
:abbraccio:
Diego
 
Patti e Ivana, come primo giorno non c'è male..mi pare ci sia stato tutto: asfalto, salite, disceseascapicollo, stanchezza, plato combinado, risate, albergue in cima alla collina.. :sudore:

Eppoi?
Vai con il resto, Pat.. ma non barare ché io so cosa vuol dire camminare con te...... :rofl:

:bacibaci: a tutt'edue!


free
 
Bello l'inizio dell'antipasto!....e il resto .......a quando? :bacibaci:
Claudio
 
Calma, ragazzi, calma.... prosegue.
Domani vi regalo la seconda giornata, mica i saliscendi finiscono così in fretta!
Ricordando quei pochi giorni di cammino rido ancora e ancora......
 
Sardina ha scritto:
Calma, ragazzi, calma.... prosegue.
Domani vi regalo la seconda giornata, mica i saliscendi finiscono così in fretta!
Ricordando quei pochi giorni di cammino rido ancora e ancora......

...già, come abbiamo riso noi a Fai quando ce lo raccontavate...aspetto con ansia di "camminare" con voi nella seconda tappa...siete semplicemente GRANDI!!!!!!

Un abbraccio e... :beer: :beer: :beer: ...una è per me... Giuseppe
 
Ieri sera lo leggevo ad alta voce e avevo Renzo vicino,ridevo ancora come una matta......ma il bello deve ancora arrivare!! :rofl: brava pat :applausi: :applausi:

Ivana
 
18 luglio 2013: Hernani – Tolosa

Ci svegliamo alle sette passate: un dramma!! Tutti i buoni propositi (domani sveglia presto così non facciamo tutto sotto il sole – domani mattina partiamo presto ben riposate – ah, domani sì che partiamo presto…..) sono rimasti attaccati al cuscino come post-it. Cominciamo bene! Ci prepariamo in velocità e per fare colazione cerchiamo l’unico bar aperto che ieri sera ci hanno consigliato, a due passi dalla pensione.
Colazione di Ivana: cappuccino e brioche, normale insomma. Colazione per io: pincho caldo con frittata di baccalà e verdure, caffè….. Ivana mi guarda schifata, ma ancora più allibisce per la signora al banco che alle otto si sta facendo una birrazza con una pasta. Andiamo e prima di dirigerci verso l’uscita da Hernani vediamo l’insegna di una parrucchiera. Solo uno sguardo e ci precipitiamo a suonare il campanello (tra l’altro abbiamo cercato sin da ieri una pelucheria per tagliare le chiome ma l’unica che avevamo trovato all’uscita di Irun aveva gli appuntamenti già fissati e non poteva accontentarci). Dopo aver vagato su è giù per i piani del palazzo suonando campanelli, finalmente troviamo il salone: non può tagliarci i capelli perché ha clienti. Uffa, vabbè andiamo, troveremo più avanti. Ripercorriamo tutta la calle Nagusia, passiamo sotto l’arco, attraversiamo la strada e subito a sinistra iniziano le scale in discesa per uscire da Hernani. Il sentiero è asfaltato e credo che oggi sarà quasi tutto così, le premesse ci sono. Si supera l’autostrada e proseguiamo sempre su asfalto ma con il verde che un po’ fa ombra. Oggi tutto sommato è pianeggiante, non è pesante ed è piacevole anche se l’asfalto non è il massimo. Il sentiero costeggia la ferrovia in un lungo serpeggiare, quanti treni che vanno e vengono, e quante persone che fanno passeggiate o corsette. E’ una cosa che mi stupisce e a cui non sono abituata: le persone che fanno footing o passeggiate salutari mattutine sono veramente tante, ne incrociamo in continuazione. Quasi tutte salutano chi con un cenno della testa, chi con un mugugno, chi apertamente; qualcuno azzarda un timido “buon viaje”. Per quel che mi riguarda forse dovrei imparare a non sentirmi una eletta solo perché sono in cammino. O forse è solo una mia impressione quella di sentirmi così….
Continuiamo su questa ciclabile sino a Urnieta, fa caldo ormai e il sole è alto, mi disturbano i capelli lunghi. Passiamo in un tunnel sotto la ferrovia, e avanti tutta. Tra Urnieta e il successivo paese, Andoain, sono circa 4/5 km di questa pista asfaltata che attraversa solo zona industriale, pochissimi alberi e non troviamo ombra. Prima di arrivare in centro città troviamo un albergue…..chiuso. Peccato, nemmeno il sello. Ma tanto è presto, proseguiamo. La baguette che ho in cima allo zaino fa dei suoni strani, come se chiamasse per essere addentata. Ignoro, memore di una semi-baguette acquistata per pranzo e mangiata di straforo alle dieci del mattino (Free, lo so che ne ridi ancora: era vergognosa e ignobile fame, ma pur sempre fame pellegrina, quella!).
Arriviamo in centro città, piazzetta con panchine di fronte a un supermercato. Il caldo ci sta uccidendo (ma il caldo farà dimagrire? magari!). Entriamo nel negozio per prendere qualcosa per pranzo e un’altra baguette, quella che abbiamo è troppo piccola per due pellegrine affamate. Pomodori, formaggio e poi abbiamo ancora il famigerato pezzo di salame che decidiamo di lasciare nello zaino. Basta salame!
La ragazza che vende il pane ha dei capelli cortissimi, invidia, li voglio anche io così….domando se c’è una pelucheria in zona e lei mi fa segno che è al piano di sopra. Corriamo su, entriamo come due matte e chiediamo se è possibile “cortar el pelo”. E’ possibile! Aspettiamo pochi minuti e poi….via tutto, taglio drastico stile marine! Bè, forse esagero, diciamo cortissimi. Tutt’altra vita, ho finalmente aria che circola a raffreddare i neuroni pellegrini. Ci sistemiamo nella piazzetta a mangiare, una fontanella per riempire le borracce. Alla nostra sinistra, più in basso, c’è una bellissima chiesa, che sarà naturalmente rigorosamente chiusa, come poi verifico. Per salire dalla piazza della chiesa al giardinetto dove mangiamo ci sono le scale mobili: peccato, solo in salita. Per scendere solo gradini o marciapiede. Ma che pellegrina sono che cerca le scorciatoie??? Una pellegrina stanca, e allora?
E comunque, gradini e marciapiede e andiamo a vedere la chiesa (Gotica?) chiusa e siccome di fianco c’è una grande piazza con dei grandi bar che probabilmente hanno delle toilette, facciamo sosta caffè/pipì. Riprendiamo la strada sotto il sole alla destra della chiesa, passiamo sui ponti che scavalcano il fiume Oria e lo costeggiamo a lungo. Arriviamo a Villabona. Lungo strada ci colpisce un localino, un bar con due lavagne in una delle quali c’è scritto Buen Camino con le frecce gialle e nell’altra sono indicati i nomi degli ultimi pellegrini che lì sono passati e si sono fermati, il 25 e il 30 di giugno. Impossibile non entrare, è la prima volta che vediamo una cosa simile. All’interno del locale tante foto di Santiago e del cammino. Una clara è d’obbligo! La signora non sa più che fare per noi: ci porta le clare, ci regala due buste di patatine, sfogliatine, arachidi e cose varie, ci offre un tramezzino, ci porta il suo piccolo pc portatile se abbiamo bisogno di collegarci. Non sa più che fare per farci sentire il calore della sua accoglienza. Ci chiede i nostri nomi per segnarli sulla lavagna (wahuuu, diventiamo famose per i pellegrini successivi…). Insomma ci coccola e sembra quasi dispiaciuta quando andiamo via. Ma andare dobbiamo.
Proseguiamo costeggiando il fiume, un tripudio di gerani sulle ringhiere e persino un motoscafo trasformato in grande vaso di fiori. Alla fine di una lunga pista un piccolo parco giochi per adulti: strumenti per fare ginnastica. Ivana rischia la pelle su una piccola pedana mobile ondeggiante, io vado su un twist che dovrebbe snellire il giro vita (per raggiungere lo scopo dovrei starci sopra un mese intero senza scendere mai!); abbandoniamo il divertimento e prendiamo le scale in legno che ci portano sul sentiero, sempre asfaltato, che costeggia la ferrovia.
Attraversiamo piccoli paesi, Irura, Anoeta, sempre con il fiume sulla sinistra e la ferrovia a destra, un lungo interminabile marciapiede che ci porta sino a Tolosa.
E qui inizia la caccia all’albergue. Che non c’è! Perché era 1,5 km prima.
Ad Anoeta, un signore molto gentile che ci ha aiutato a ritrovare la strada giusta, un piccolo sottopassaggio sotto la ferrovia (visto che per una volta abbiamo perso una freccia a causa di lavori), ci aveva avvisato che dopo 2 km circa avremo trovato sulla destra un altro sottopassaggio che ci portava dritti all’albergue. E infatti prima di arrivare a Tolosa abbiamo visto un sottopasso e un cartello che secondo me indicava però un campeggio. Così lo abbiamo interpretato e abbiamo anche considerato, tra l’altro, che per arrivare al supposto camping c’era una bella salita! Quindi abbiamo proseguito per Tolosa ignorandolo!
Sbagliato, era l’albergue!
Arrivate a Tolosa cominciamo a cercare un alloggio, una pensione, un ostello, una camera, un accidente qualsiasi per dormire, visto che è già pomeriggio inoltrato, che siamo cotte dal caldo, che abbiamo un certo non so che di vuoto allo stomaco. Entriamo in una magnifica chiesa (miracolo: aperta!) e aspettiamo che finisca la messa che si sta celebrando in una cappella sulla destra dell’altare maggiore. Poi entriamo a farci mettere il sello per poi approfittare e chiedere dove possiamo andare a dormire. Il prete ci fa il sello e le signore presenti entrano in agitazione: ci devono trovare alloggio a tutti i costi! Cominciano a telefonare a destra e sinistra, si interrogano tra loro, parlano tutte insieme (e sono molte!), suggeriscono, discutono, si contrastano, insomma alla fine ci portano in una pensione (baratta – secondo loro – a 42,00 euro!). Ma non c’è altro. Scopro che Tolosa non è quella gran città che immaginavo, è piccola, un paesone, non c’è nemmeno un albergo. Mi ero lasciata confondere dal nome (secondo la mia stanca testolina Tolosa è come la Toulouse francese, che sbaglio!). Però la stanza l’abbiamo, possiamo finalmente lavarci e lavare la biancheria (solo la doccia è grande quanto tutto il mio bagno!).
Usciamo per mangiare, sembra incredibile ma non esistono non solo alberghi ma nemmeno ristorantini. Ci sono solo i soliti bar con platos combinados o tapas, ma per noi va benissimo così. L’importante è mangiare e berci una bella, fresca, grande, succulenta clara!!!
Torniamo stanche ma soddisfatte ai nostri lettoni, faccio il solito catafalco per tenere le gambe sollevate, mi butto a corpo morto e non esiste più niente. Buonan…….zzzzz :sonno: :sonno: :sonno:
 

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Ma perché io mi commuovo sempre a leggere del Cammino? :'-) anche quando dovrei ridere?

Aspetto la terza tappa :doh:
 
belle queste giornate patry ...come le racconti tu poiiiii :applausi: :applausi: :applausi: troppo toga ...bello il twist per il giro vita ...avrebbe fatto bene anche a me...un abbraccio..e grazieeeeeee
 
Bello bello avere un cammino a puntate da leggere :si: :si:
Aspetto la prossima, gracias :applausi: :applausi:
 
Allora???? La puntata????

Ohè, qui c'è gente con i popcorn che aspetta!!!! :evil:
 
Zot ha scritto:
Allora???? La puntata????
Ohè, qui c'è gente con i popcorn che aspetta!!!! :evil:

Insomma! Gli scrittori devono avere l'ispirazione ed è difficile con il capo che ti alita sul collo e le montagne di carta che danno gli incubi notturni! Pazientate e non mangiate subito tutti i popcorn!

e meno male che è un cammino breve di quattro giorni, se fosse stato intero di almeno un mese, ne avreste sino a Natale! :rofl: :rofl:
 
Se entro le prossime 24 ore non vediamo il seguito minaccio ritorsioni

Pellegrina avvisata pellegrina salvata... :-)

The boss
 
e allora? ....vedete un po' che potete fare e riprendete a raccontare!!!! non mi rimangono che dieci giorni e vorrei aver letto tutto prima di partire :imbarazzo: :bacibaci:
 
19 luglio 2013 – Tolosa – Beasain

Suona la sveglia. Chi la sente e si alza subito? Forse i vicini di stanza, noi la ignoriamo e naturalmente ci alziamo con mooooolta calma. Ricerca di un bar aperto (ah, gli orari spagnoli….), poi finalmente ne troviamo uno piccolissimo, graziosissimo, pulitissimo. Infatti è una specie di localino alternativo, che vende tè e marmellate particolari. Colazione e poi a caccia delle frecce gialle. Il cammino non è lungo la Main Street (oggi mi sento internazionale) ma in una strada parallela che costeggia il fiume Oria. La main street è deserta e pulita, qualche negozio sta aprendo adesso; arriviamo alfine sino a un arco che delimita una piazza e giriamo a sinistra in direzione del fiume perché ho visto 1) una freccia gialla e 2) una costruzione che ci incuriosisce, moderna, secondo me bellissima. E’ il mercato, scopriamo chiedendo, grande, bianco e al momento vuoto. Comincio a fare foto su e giù e di lato, manca solo che mi metta a testa in giù. Un signore che si trova al piano inferiore rispetto alla strada, praticamente a livello fiume, si incuriosisce di queste due con zaino e ci apre un cancello, ci fa scendere al suo livello e ci spiega che sopra c’è il mercato e sotto, dove ora stiamo girando, c’è sia il deposito delle canoe per le gare e sia una scuola di canotaggio. Parla parla, ci mostra i vari tipi di canoe, quelle “con” e quelle “senza”. Interessante se non fosse che è già tardino e il sole tra poco ci scalderà l’acqua nella scatola cranica.
Con mille ringraziamenti lo salutiamo e iniziamo la nostra giornata di cammino, non senza continuare a fare fotografie a un panorama che a me sembra bellissimo (lo so Free, io faccio fotografie a tutto più di un giapponese in visita a Venezia……). Seguendo il fiume e lungo un viale alberato ci incamminiamo, salvo fermarci quasi subito a comprare una baguette (che viene legata al mio zaino) e quattro nonsocosasiano che a vederli sembrano buoni buoni e finiscono nello zaino di Ivana.
Inizia in un piccolo parco una pista ciclabile/pedonale che non abbandoneremo praticamente più. Tenuta benissimo, la segnaletica la divide in due parti e prescrive tassativamente che i pedoni mantengano la sinistra andando incontro alle bici che devono mantenere la destra. Tassativo: ogni venti metri un cartello lo ricorda. Ci ho messo un po’ a capire il disegnino, però ci sono riuscita!
La ciclabile/pedonale è piacevolissima anche se asfaltata, sulla destra il bosco per un lungo tratto e sulla sinistra il rio pieno di trote grandi e piccine (ne ho immaginato una sfilettata in padella con burro, pepe e salvia….) e il costone di una montagna nel quale a un certo punto c’è una cascata. Anche qui tantissima gente in bici o a piedi, passeggiano, camminano, corrono, maratonetano, auricolari nelle orecchie e via di buon passo.
Due giorni di cammino mi hanno regalato un pochino di allenamento, la mia prima ampolla da pellegrina è stata ieri regolarmente forata con ago e filo, disinfettata a puntino e ha smesso di rompere, le gambe vanno, prego Dio di non trovare troppe salite che sono la mia bestia nera. Naturalmente io sono sempre quella dietro, Ivana ha il passo più veloce del mio da lumaca, ma ogni scusa è buona per farci due risate. Ridere è una costante per noi due.
Lungo la ciclabile arriviamo a un grazioso paesino, Alegia (nel timbro sulla credenziale c’è scritto: Alegiako Udala), con una strada centrale interrotta dalla piazza del Municipio. Sosta in un piccolo market dove compriamo formaggio per il nostro frugale pranzo, poi andiamo al municipio per farci mettere il sello. Tanto per iniziare prendiamo subito la porta sbagliata: entriamo nei locali dei sevizi sociali. Aspettiamo per un po’ sentendo i discorsi dell’impiegata, incredibile come si capisce bene una lingua straniera quando si tratta di farsi gli affari altrui!! Quando ci danno udienza ci mandano da un’altra parte, segreteria. Esci dal comune rientra dalla porta giusta, Sali una scalinata in legno e finalmente lo sportello. Gentilmente mettono il sello, salutiamo e io vado dritta dritta nella sala riunioni anziché a sinistra nella scala. Dalla ridarella rischio di precipitare con zaino, bastone e baguette da cui manca un pezzetto, incredibilmente sottratto furtivamente dalla mia compagna di cammino….. “Ivana cosa mastichi?” “Chi, io??? Niente, gram gnam” “Ma stai mangiando??? Cosa?” “Hii, un pezzetto di pane” Giro gli occhi: là, alla mia sinistra la punta di una baguette è mancante!! Non posso picchiarla, è già così piccolina Ivana, le farei male! Pazienza, continuerò a girare con una baguette monca.
Riprendiamo l’infinita pista ciclabile, sotto un sole spietato, hanno eliminato tutti gli alberi? Superiamo Ikaztegieta. Arriviamo a una singola solitaria panchina con un unico albero che le fa ombra: ecco il nostro posto per il pranzo. Ivana prepara i panini e chiama a raccolta un piccolo gregge di caprette alle quali lancia pezzetti di cibo. Di fronte a noi la ferrovia: un continuo viavai di treni, vanno, vengono, tanti, in continuazione.
Ripartiamo, sempre marciapiede pedonale, lungo la strada. Il sole è implacabile, ormai passiamo di corsa da una piccola ombra a un’altra, sostiamo il tempo di riprenderci per poi ripartire a caccia di un’altra ombra. Cominciamo a realizzare che forse fine luglio non è il periodo migliore per fare un cammino senza alberi, soprattutto dopo una settimana di lavoro senza soste a Lourdes, ma tant’è, ormai ci siamo, squagliamoci pure!
Passiamo di fianco a una stazioncina piccolissima e chiusa a Legorreta,……..la pensilina è invitante…..il trenino che si ferma anche……lo prendiamo? Scendiamo alla prossima fermata….. fa troppo caldo.
Nella battaglia che si compie rimangono sul terreno sanguinanti i buoni propositi e saliamo, colpevoli perché senza biglietto e perché abbiamo ceduto al caldo. Tre minuti tre di treno e scendiamo alla fermata successiva, a Itsasondo, altra piccolissima stazione rigorosamente chiusa, sentendoci molto meglio (sarà anche merito dell’aria condizionata del treno?). Il meglio dura esattamente il tempo di rendersi conto che abbandonando la ciclabile abbiamo anche perso le frecce e che non sappiamo come e dove andare. Dopo cinque minuti di “forse è di qua, forse è lassù, ma no lì c’è la strada, forse dobbiamo superare la strada, e come ci arriviamo alla ciclabile?, forse ci siamo perse” arriva un altro trenino e senza nemmeno discuterne saliamo, sempre più colpevoli e sempre senza biglietto. Ma in preda a crisi di riso incontrollabile. Nemmeno il tempo di sederci e siamo già arrivate a Ordizia. Due minuti di treno, vi rendete conto? Due minuti. Un tram, insomma. Abbiamo fatto sì e no 5 km in treno. Alla stazione di Ordizia cerchiamo di uscire e qui arriva il bello (e la beffa…). Entrando nella stazione vediamo che senza biglietto non si esce. Come si fa? Torniamo indietro e cerchiamo di fare le furbette girando intorno alla stazione, ci sarà pure una possibilità, no? No! Torniamo dentro rassegnate alla gogna in pubblica piazza e invece no: il biglietto si paga per uscire dalla stazione, sul momento. Capito? Le stazioncine sono chiuse, tu sali sul treno e quando scendi paghi 1, 20 euro. Così tutti pagano altrimenti sei costretto a stare tra la stazione e i binari vita natural durante.
Paghiamo sollevate e un po’ meno colpevoli e affrontiamo una lunga scalinata in salita per arrivare in centro. Piazza grande, bar in posizione strategica, una clara in attesa che apra l’ufficio turistico a venti metri. Appena apre entriamo e chiediamo dove passa il cammino, abbiamo perso le frecce. Chiediamo se c’è un albergue a Beasain dove abbiamo deciso di arrivare, decisamente con questo caldo infernale non ce la possiamo fare ad andare oltre. Gentilissima l’impiegata ci dà il nome dell’albergue e ci spiega dov’è e come trovarlo, poi ancora più gentilmente telefona al responsabile Antonio per dirgli che gli sta mandando due italiane. Poi ci mette il sello e ci spiega come uscire da Ordizia. Attraversiamo la cittadina e riprendiamo la ciclabile, lunga, infinita sino a Beasain. Entriamo in città e attraverso la Calle Major (Main Street….) lunga ma molto piacevole e praticamente quasi arriviamo alla fine della città. Infatti, dopo aver percorso una lunghissima larga strada con negozi, arriviamo a una sorta di pergolato infinito, bellissimo. Ombra creata dagli alberi intrecciati tra loro, tante panchine e fiori, fiori a profusione. Al termine di questo giardino la pista prosegue con un filare di alberi che porta sino ad alcune costruzioni antiche chiuse in un parco. Molto bello, ma l’albergue dov’è?? Torniamo indietro, entro in un tabacchino per comprare sigarette e chiedere dove diavolo è l’ostello dei pellegrini. Sono ormai quasi le sette di sera, siamo stanche, sudate, affamate, cotte. Il tabaccaio ci mostra su una cartina dove dobbiamo andare……esattamente dove eravamo, le costruzioni antiche fanno parte di un complesso che si chiama Izgarda. Superiamo il ponte in pietra e entriamo nel parco, giriamo intorno a una delle costruzioni ed eccolo lì l’albergue!! Bello, bello! Le ospitalere ci stavano aspettando, Antonio le aveva avvisate. Loro ci accolgono affettuosamente, offrono subito una sedia e acqua fresca, ci mostrano la camerata e i bagni, raccontano la storia di questo bellissimo complesso dove c’è anche un mulino, una cappella, altre costruzioni in cui si lavorava il ferro. Il parco ha un canale dove scorre l’acqua che alimentava il mulino.
L’albergue, come tutto il resto, è Monumento Nazionale e tutelato, non si può nemmeno mettere un asciugamano sul davanzale della finestra perché è in vista.
Doccia, lavaggio biancheria e poi in cerca di un posticino per mangiare. L’ospitalera, che parla un italiano perfetto, ci consiglia di andare a visitare la vecchia sidreria nella casa padronale trasformata in hotel, ristorante e bar. Andiamo al bar e chiedo due bicchieri di bianco (un aperitivo va bene no?) mentre cerco di vedere la pressa delle mele….Un sorso di bianco e Ivana fa subito una balla! Insomma è brilla al primo sorso! Finisco io il suo bianco e andiamo a cena. E dopo aver girato in tondo intorno a un palazzo, dopo aver chiesto a varie persone troviamo un bar/ristorante proprio di fronte all’albergue. Non ricordo esattamente cosa abbiamo mangiato, mi pare del pulpo alla gallega e qualcos’altro, poi dei dolci che parevano composizioni artistiche, ma ormai siamo alla frutta. Ci trasciniamo sino all’ostello. In tutto siamo in sei, una coppia e due ragazzoni che devono chinarsi per passare dalla porta, con zaini che paiono armadi 4 stagioni più chitarra. Ma se sono qui vuol dire che fanno il nostro cammino, ma dove erano ieri notte? E tutto il giorno? Mai visti.
Non ci vuole molto ad addormentarsi. E un altro giorno è andato! Buonanotte
 

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