Ieri si è chiuso nei peggiore dei modi: chi andava incontro alla festa, a pochi kilometri dalla meta, ha invece trovato la morte. Quanto dolore!
Oggi è San Giacomo.
Da otto anni a questa parte ho trascorso questa giornata in Cammino.
Lo scorso anno sotto il solo cocente della prima tappa della Plata, l’anno prima tra l’acqua ed il freddo del Norte. Nel 2010, come oggi, venivo accolto amorevolmente nell’accuiel dell’Arcivescovado di Pamiers lungo la solitaria Voie du Piemont Pyreneen. E prima ancora tra i bombeiros di Azambuja sulla Via Lusitana…e così via, fino al primo giorno del primo Francese nel 2005 quando ancora non sapevo cosa significasse “camminare”.
Quanti ricordi. Ma non solo ricordi!
Vita vera, vissuta
Oggi mi tocca lo stop.
Come nel gioco del Monopoli della Vita sono finito nella casella della prigione. Quella del “fermo due giri”. Per riprendere a giocare devo attendere che si concludano le prossime turnazioni di lancio. Ma non si trovano più i dadi e qualcuno si è pure imboscato le pedine e le carte delle Probabilità! La storia si fa lunga. E’ come stare agli arresti domiciliari.
Ma come nel gioco del Monopoli la sorte avversa può tramutarsi nel giro di poche mosse nella più redditizia delle operazioni immobiliari, così nella vita la Speranza alimenta le aspettative di cambiamento e miglioramento.
Oggi è venuta a trovarmi… ed aveva le sembianze di due pellegrini.
Durante la pausa pranzo sono in auto, fermo ad un incrocio, quando mi si parano davanti due zaini enormi, ognuno con una concha penzolante. Una fugace apparizione.
Qui da me è più facile trovare il classico ago nel pagliaio piuttosto che vedere transitare un pellegrino. Uno vero intendo, non quelli che come me se ne andavano (e vanno) in giro per la campagna circostante, scarponi e zaino in spalla, giusto per fare un poco di allenamento.
Rimango un attimo sconcertato tant’è che da dietro accompagnano i miei pensieri con un coro di clacson. Attraverso l’incrocio ed accosto il prima possibile. Scendo e ritorno indietro per verificare di non avere preso un abbaglio ed eventualmente in che direzione sono andati. Scomparsi. Inizio ad avere dubbi su ciò che ho visto (o creduto di vedere)
Flero è tutt’altro che una metropoli però qui le strade sono strette, corte, curvose…ed a senso unico.
Mi dimentico che mi attendono a casa per il pranzo. Devo ritrovarli.
Giro un po’ a vuoto costretto dai sensi unici fino a che li rintraccio. Fermo l’auto e vado loro incontro.
Sono anziani (direi sui 70). Lui alto e magro con la barba bianca e la pelle scura cotta dal sole, Lei piccola e rotondetta, con uno zaino enorme che sembra lì per lì toccare terra. Li saluto e capisco che non sono italiani.
Sono francesi, di Tours. Marito e moglie. Da due mesi sono in Cammino. Partiti dalla loro casa sono diretti in Ungheria, a Szombathely (ex Savaria), città natale di San Martino. 2500 km, di cui 1000 in Francia, 800 in Italia, 600 tra Slovenia e Croazia e 100 in Ungheria. Scopro così che letteralmente davanti all’uscio di casa mia transita il Cammino di San Martino. Mi raccontano un po’, giunti circa a metà pellegrinaggio, di come è stata l’esperienza: si affidano solo alla Provvidenza, bussando ogni giorno ad una parrocchia diversa. Tanto di cappello. Sono pellegrini di lungo corso: negli anni passati hanno camminato sulla VYPP verso Lourdes, verso Santiago e Roma.
Trascorre il tempo, non vorrei lasciarli, ma so che è normale che così sia e li lascio lì all’ombra mentre entro nel bar per procurare loro acqua e cibo. Quando sono ripartiti sotto il sole cocente delle tredici li ho seguiti con lo sguardo fino a che sono scomparsi oltre la rotatoria. E mi sono commosso. Poi sono rientrato a casa.
“Scusa, ma mi sono attardato con due pellegrini francesi diretti in Ungheria”
“Questa è nuova. Certo che ne hai di fantasia! Potevi almeno telefonare!”
Solo che io non ho cellulare…e se avessi veramente anche solo un po’ di fantasia forse riuscirei anche ad immaginarmi una vita migliore!
Si dice che non vi sia peggior sordo di chi non vuole capire.
Oggi sono felice. In questa giornata dedicata a San Giacomo ho intravisto in quest’episodio un segno: impossibilitato ad essere su una Via di pellegrinaggio, lo Spirito del Cammino è venuto a trovarmi qui, dove oggi sono costretto a camminare, per ricordarmi cosa vuol dire essere pellegrino nella vita: mai rinunciare, fermarsi, tornare sui propri passi, piangersi addosso.
Mi sprona a combattere la giusta battaglia, andare avanti, oltre, ultreya, faticare, affidarsi, sperare, giungere alla meta.
Anche se l’ineluttabilità del caso può portare a terminare la propria esistenza contro un muro di cemento dopo una folle corsa, so che non rinuncerei mai a salire su quel treno.
Grazie pellegrini di San Martino.
Ermanno
Oggi è San Giacomo.
Da otto anni a questa parte ho trascorso questa giornata in Cammino.
Lo scorso anno sotto il solo cocente della prima tappa della Plata, l’anno prima tra l’acqua ed il freddo del Norte. Nel 2010, come oggi, venivo accolto amorevolmente nell’accuiel dell’Arcivescovado di Pamiers lungo la solitaria Voie du Piemont Pyreneen. E prima ancora tra i bombeiros di Azambuja sulla Via Lusitana…e così via, fino al primo giorno del primo Francese nel 2005 quando ancora non sapevo cosa significasse “camminare”.
Quanti ricordi. Ma non solo ricordi!
Vita vera, vissuta
Oggi mi tocca lo stop.
Come nel gioco del Monopoli della Vita sono finito nella casella della prigione. Quella del “fermo due giri”. Per riprendere a giocare devo attendere che si concludano le prossime turnazioni di lancio. Ma non si trovano più i dadi e qualcuno si è pure imboscato le pedine e le carte delle Probabilità! La storia si fa lunga. E’ come stare agli arresti domiciliari.
Ma come nel gioco del Monopoli la sorte avversa può tramutarsi nel giro di poche mosse nella più redditizia delle operazioni immobiliari, così nella vita la Speranza alimenta le aspettative di cambiamento e miglioramento.
Oggi è venuta a trovarmi… ed aveva le sembianze di due pellegrini.
Durante la pausa pranzo sono in auto, fermo ad un incrocio, quando mi si parano davanti due zaini enormi, ognuno con una concha penzolante. Una fugace apparizione.
Qui da me è più facile trovare il classico ago nel pagliaio piuttosto che vedere transitare un pellegrino. Uno vero intendo, non quelli che come me se ne andavano (e vanno) in giro per la campagna circostante, scarponi e zaino in spalla, giusto per fare un poco di allenamento.
Rimango un attimo sconcertato tant’è che da dietro accompagnano i miei pensieri con un coro di clacson. Attraverso l’incrocio ed accosto il prima possibile. Scendo e ritorno indietro per verificare di non avere preso un abbaglio ed eventualmente in che direzione sono andati. Scomparsi. Inizio ad avere dubbi su ciò che ho visto (o creduto di vedere)
Flero è tutt’altro che una metropoli però qui le strade sono strette, corte, curvose…ed a senso unico.
Mi dimentico che mi attendono a casa per il pranzo. Devo ritrovarli.
Giro un po’ a vuoto costretto dai sensi unici fino a che li rintraccio. Fermo l’auto e vado loro incontro.
Sono anziani (direi sui 70). Lui alto e magro con la barba bianca e la pelle scura cotta dal sole, Lei piccola e rotondetta, con uno zaino enorme che sembra lì per lì toccare terra. Li saluto e capisco che non sono italiani.
Sono francesi, di Tours. Marito e moglie. Da due mesi sono in Cammino. Partiti dalla loro casa sono diretti in Ungheria, a Szombathely (ex Savaria), città natale di San Martino. 2500 km, di cui 1000 in Francia, 800 in Italia, 600 tra Slovenia e Croazia e 100 in Ungheria. Scopro così che letteralmente davanti all’uscio di casa mia transita il Cammino di San Martino. Mi raccontano un po’, giunti circa a metà pellegrinaggio, di come è stata l’esperienza: si affidano solo alla Provvidenza, bussando ogni giorno ad una parrocchia diversa. Tanto di cappello. Sono pellegrini di lungo corso: negli anni passati hanno camminato sulla VYPP verso Lourdes, verso Santiago e Roma.
Trascorre il tempo, non vorrei lasciarli, ma so che è normale che così sia e li lascio lì all’ombra mentre entro nel bar per procurare loro acqua e cibo. Quando sono ripartiti sotto il sole cocente delle tredici li ho seguiti con lo sguardo fino a che sono scomparsi oltre la rotatoria. E mi sono commosso. Poi sono rientrato a casa.
“Scusa, ma mi sono attardato con due pellegrini francesi diretti in Ungheria”
“Questa è nuova. Certo che ne hai di fantasia! Potevi almeno telefonare!”
Solo che io non ho cellulare…e se avessi veramente anche solo un po’ di fantasia forse riuscirei anche ad immaginarmi una vita migliore!
Si dice che non vi sia peggior sordo di chi non vuole capire.
Oggi sono felice. In questa giornata dedicata a San Giacomo ho intravisto in quest’episodio un segno: impossibilitato ad essere su una Via di pellegrinaggio, lo Spirito del Cammino è venuto a trovarmi qui, dove oggi sono costretto a camminare, per ricordarmi cosa vuol dire essere pellegrino nella vita: mai rinunciare, fermarsi, tornare sui propri passi, piangersi addosso.
Mi sprona a combattere la giusta battaglia, andare avanti, oltre, ultreya, faticare, affidarsi, sperare, giungere alla meta.
Anche se l’ineluttabilità del caso può portare a terminare la propria esistenza contro un muro di cemento dopo una folle corsa, so che non rinuncerei mai a salire su quel treno.
Grazie pellegrini di San Martino.
Ermanno