nunzia
Utenti registrati
Sul cammino portoghese passando per Fatima
PRIMA TAPPA
Il mio viaggio ha inizio qui in attesa del mio volo per Lisbona. Durante questo viaggio mi faranno compagnia i miei pensieri, la mia guida e il diario di alcuni pellegrini che prima di me hanno fatto lo stesso viaggio, uno di loro è arrivato fino a Finisterre, io non riesco neanche ad immaginare un viaggio così lungo.
Per il momento per me tutto è impossibile.
E mentre cerco di ricordare il numero di chilometri da fare, la media giornaliera da mantenere, la data del il mio rientro a casa, mi ritornano in mente le parole lette in uno dei diari “ Partire è anzitutto uscire da se stesso……..partire è smettere di girare intorno a noi……..partire è non lasciarsi chiudere negli angoli angusti del nostro piccolo mondo” ma soprattutto “ Partire non è divorare chilometri”. Così lascio andare via tutti i mei dubbi e mi concentro solo sulla mia partenza e sul mio cammino e spero……..spero di trovare sempre un letto in cui dormire…….spero di non sbagliare strada…..spero di riuscire a superare i miei limiti mentali, spero……. spero.
Il solo sperare mi conduce a delle prospettive diverse.
In effetti si arriva sempre dove siamo attesi.
SECONDA TAPPA
Lascio Lisbona con la sua pioggia obliqua. Nella mia breve visita ho camminato nei vicoli di questa città, ho visto i colori del barrio e dell’Alfama, ho ammirato la bellezza del miradouro dall’imponente castello di San Jorge. Prima di salutare la città vecchia ho preferito passare nella cattedrale, dove ho trovato la prima freccia gialla.
Finalmente inizia la mia prima tappa.
Inizio a camminare ma la periferia ovunque tu vada è sempre la stessa : “deprimente” forse il paesaggio di questa prima tappa rappresenta un po’ me, anche io mi trovo a girare nella periferia dei miei pensieri, anche io mi perdo e fatico a ritrovare la strada e il mio procedere è incerto. Nonostante abbia percorso quasi 10 km al momento non ho visto nessun pellegrino, solo il rombo degli aerei accompagna i miei passi insieme al vento che soffia sul mio viso.
Finalmente, dopo quasi 30 km, arrivo e concluda la mia prima tappa a Villa franca de Xira.
UN’ ALTRA TAPPA
A Santiago mancano solo 190 km, da quando ho iniziato a camminare, sembra che sia passata una vita eppure sono solo passati 10 giorni.
Sono solo 10 giorni che sono pellegrina e il mondo mi appare così diverso.
Scegliere di camminare, mi ha dato l’opportunità di ascoltarmi, di sentirmi. Molti sono state le volte in cui ho pensato di aver fatto un azzardo. Tanti sono state le volte in cui ho avuto paura, mi sono spaventata di andare da sola, mi terrorizzava il pensiero che non avessi prenotato nulla, ma dovevo imparare ad affidarmi.
Spesso quando leggevo del Cammino mi sorprendeva soprattutto il fatto che all’inizio del terzo millennio ci fossero ancora persone che andassero in pellegrinaggio fino alla tomba dell’apostolo Giacomo e facessero questo “ viaggio” a piedi, quell’abitudine medievale non si era spenta con la modernità.
Da queste letture veniva fuori una sorprendente verità: gli uomini moderni decidevano di camminare, preferivano la lentezza alla velocità, preferivano essere pellegrini e non turisti. Non capivo allora le ragioni di questa scelta, non riuscivo a cogliere quel sottile desiderio che spinge noi uomini moderni a fare una cosa così vecchia ma al tempo stesso così rivoluzionaria.
Le ragioni che ti spingono a camminare sono tante ed elencarle non aiuterebbe a capire la natura di questo fenomeno. So solo che chi decide di camminare non fa altro che rispondere ad una chiamata. L’uomo che cammina verso Santiago o verso qualsiasi altro luogo, è un uomo consapevole del fatto che esiste una dimensione che non è percepibile ai nostri sensi . Esiste qualcosa al di sopra di noi stessi e l’uomo in cammino vuole riallacciare quel ponte che la quotidianità della vita ha interrotto.
Quando eravamo piccoli noi vivevamo nella piena consapevolezza del divino, quello che non capivamo non ci spaventava, anzi ci incuriosiva, tutto era completamente normale.
Crescendo abbiamo perso, dimenticato, allontanato questa dimensione e ci siamo ritrovati immersi in quella che noi chiamiamo realtà. Nella realtà tutto procede con un inizio, uno svolgimento e una fine. La realtà obbedisce a delle leggi che sono assolute. La realtà è sempre vera, tutto quello che colpisce i nostri sensi può essere studiato, negato e poi ripreso. Tutto è vero finché non viene negato. Tutto va da un punto ad un altro. Ma quando fai il pellegrino o meglio quando sei pellegrino, sai che esiste un’altra dimensione è forse è proprio quest’ultima ad essere vera, perché unica ed infinita. Quando decidi di camminare decidi di fare una cosa antica ma profondamente rivoluzionaria, accetti o meglio accogli nella tua quotidianità l’imprevisto, decidi di farti guidare non solo dalla strada ma anche da quelli che incontri lungo il cammino. Improvvisamente scopri dentro di te nuove forze e non sei estraneo a tutto questo, tu fai parte di questo fluire, di questo movimento che ti lega al tutto. La lentezza ti conduce velocemente verso il divino, è tutto può diventare più chiaro.
FINISTERRE ULTIMI CAPITOLI
Sempre a piedi sono giunta qui a Finisterre. Ebbene sono riuscita a fare anche questo ultimo pezzo. Finalmente vedo il mare. Ma come tutte le cose del cammino dove le salite sono salite, le discese discese, qui il mare è l’oceano. Ma di questa vastità senza limiti ora non ho paura. Ho capito che la vita non ha limiti e che se tu lo vuoi tutto può ancora accadere. Il cammino mi ha insegnato la forza del silenzio, la necessità del riposo. Ho imparato ad ascoltare ad andare avanti con un obiettivo. Ho imparato a fermarmi e a tornare indietro perché quello che più conta in questa vita è stare dentro al sentiero, non uscire. Perché solo dentro al cammino puoi trovare le frecce ed altri compagni pellegrini.
Sempre dentro mai fuori.
Finisco il cammino, o meglio mi accingo a finire questa esperienza con una nuova consapevolezza: oggi io qui a Finisterre, in attesa del bus per Muxia, qualcosa è cambiato, non sono più una turista che cammina nel mondo collezionando posti da vedere, sono una pellegrina che scopre il mondo a piedi e cerca di andare verso gli altri. Dopo tanti giorni di cammino, dove ogni passo mi portava verso una nuova tappa, e sottraeva il numero di chilometri da fare, a chilometri di distanza tra me e la mia casa, questo è quanto ho imparato e questo vorrei portare a casa insieme ai miei nuovi calli.
ULTIMA TAPPA
Il mio cammino è giunto alla sua ultima tappa. Dopo 23 giorni di cammino , lungo il Portogallo e la Spagna sono arrivata a Muxia ed ora finalmente mi fermo e penso al mio viaggio.
Sono partita perché volevo cambiare la mia vita e volevo avere delle risposte che in realtà conoscevo già, ma che non sentivo perché non volevo ascoltare.
Ora qui dopo aver attraversato strade e sentieri, boschi e colline, piantagioni e montagne, mi trovo davanti all’oceano e penso che è la strada a renderci tutti uguali.
Sulla strada siamo uomini e donne che camminano ma tutti ci muoviamo avendo sempre fisso lo stesso obiettivo.
Lungo la strada non si è mai soli perché siamo tutti fratelli con gli stessi problemi.
Lungo la strada si prova la gioia ma anche la paura della libertà.
E’ sulla strada che capisci che noi siamo nel mondo ma non apparteniamo al mondo.
Sempre sulla strada capisci che c’è il cielo e tu non cammini sulla terra ma sulle acque.
Questa è un’altra lezione imparata camminando per i sentieri del mondo.