L
Linda
Ho parlato qua e là del Cammino di Francesco fatto questa estate ma mi rendo conto che non l’ho ancora descritto nei dettagli.
Dunque stranamente io ho fatto il percorso reatino poiché non conoscevo l’altro moooolto più lungo intrapreso da tanti pellegrini (quello che ha inizio a La Verna). Il mio si è svolto tutto nel Lazio.
Si trattava del mio primo cammino e come tutte le cose che si fanno per la prima volta non ero preparata a dovere. Un cammino io, che prendo l’auto per buttare la spazzatura? Eppure è stata un’esperienza straordinaria.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la cordialità delle persone che ho incontrato. C’è stato chi ci ha offerto da bere, chi ci indicava il percorso senza che avessimo chiesto alcuna informazione. Ricordo una nonnina che vedendomi stanca e accaldata, nonché in un bagno di sudore proprio quando il sole era calato e cominciava a far freddo, insisteva per farmi entrare in casa e darmi qualcosa per coprirmi. E poi le persone che ci tempestavano di domande affascinati da questi due giovani che avevano voglia di camminare il mondo. Si il mondo io, che dopo i primi 20 km ero già a pezzi. Ma ecco come è andata.
Prima tappa: Rieti – Fonte Colombo – Greccio – 20km. A Greccio abbiamo qualche difficoltà nel trovare un alloggio poiché i Bed & Brekfast sono tutti pieni. Mi fermo con la convinzione di non voler proseguire neanche per un ulteriore centimetro e mi ritrovo a percorrere altri 5 km. Ma ne vale la pena. La signora del B&B ci accoglie come ti accoglie una mamma quando torni da un lungo viaggio (B&B “Il Cammino” – Greccio). Il giorno dopo assistiamo alla celebrazione della Messa nel Santuario di Greccio dove il sacerdote parla della fede che non conosce differenze temporali né geografiche (mi avrà letto nel pensiero : sto appunto facendo il cammino con un ragazzo tedesco che non “spiccica” una parola d’italiano, e io che ho imparato le canzoni religiose in tedesco per cantarle con lui lungo il percorso).
Ha quindi inizio la seconda tappa: Greccio – Poggio Bustone. La più dura perché tutta su asfalto e voi tutti sapete in pieno Agosto… la strada brucia e non c’è un alberello che ti offre l’ombra di un rametto…
C’è da aggiungere che sulla cartina è indicata una lunghezza di 20 km ma ne sono almeno 28.
Arrivo stremata al bivio sotto Poggio Bustone e penso: ecco siamo arrivati. Si tratta solo di trovare un posto dove passare la notte. Alzo lo sguardo e minaccioso appare il cartello:”Poggio bustone 9km”. Voglio morire.
Mi incammino con la speranza che arrivi qualcuno, non so un pullman, un’auto, un treno, un elicottero! a risparmiarmi quel supplizio e invece niente. Johannes che dal suo metro e 85 di altezza (io 1,55cm!) fa dei passi lunghi che equivalgono a 4 dei miei. Penso: non ce la farò mai. E come per magia lo vedo. Lui, il cartello:”Poggio Bustone – Paese Natale di Lucio Battisti”. Il grande Lucio. Il mio Lucio. Arrivooooooo! Via il dolore, via la stanchezza. E’ un segno divino. Divoro i 9 km ed eccomi alla Locanda Francescana dove Feliciano ci dà le chiavi dell’ostello e una camera, anzi due camere con 7 posti letto (siamo solo in 2) e un bagno con 2 docce e 3 lavandini tutti per noi. Il tutto a soli 25 euro a persona. A questo va aggiunto la cena ma con una pizza te la cavi egregiamente! Il giorno dopo faccio un salto ai Giardini di Marzo. Un pò deludente. Mi aspettavo chissà cosa. Ma no che dico, non è solo un piccolo giardino. E’ il Suo giardino. E’ il giardino di tutti colori che hanno sognato e riso e pianto sulle sue note. E poi c’è lei: una statua che lo raffigura. So troppo contenta!
Terza tappa: Il Faggio. 9km in andata e 9 al ritorno. Il percorso non è del tutto circolare per cui se si decide di visitare il Faggio poi bisogna tornare indietro. Dopo le prime due tappe questa è una passeggiata. Tanto più che non portiamo zaini - li abbiamo lasciati in ostello visto che stasera saremo di nuovo lì. A dire il vero io il mio zaino l’ho portato solo per i primi 20 km dopodiché Johannes ha avuto tanta compassione di me da offrirsi (anzi direi che l’ha deciso senza possibilità di replica) di accollarsi l’onere del suo zaino più il mio! Meno male che ci ho infilato solo lo strettissimo necessario.
Quarta tappa: Terminillo – Pian de’ valli. I frati di Poggio Bustone ce l’avevano sconsigliata per via del notevole dislivello (si arriva a 1.800mt di altezza) e per la lunghezza del tratto (8 ore di cammino a passo deciso con brevi pause). Decido di non volermi cimentare ma dopo aver visitato il Sacro Speco (dove S. Francesco ha avuto la visione dell’Angelo) ci incamminiamo un po’ per caso per la montagna e a metà strada tornare indietro mi sembra inutile. Johannes non sta più dietro alle mie indecisioni e ripensamenti ma decide di assecondarmi. Alle 20.15 siamo a Terminillo (partenza da Poggio ore 12.00). E’ la tappa più intensa. Entri nella natura e la natura entra in te. I cavalli, le mucche (di cui avevo il terrore). Il canto degli uccelli. L’odore di terra, di muschio. Il cellulare che non ha campo. La strada che è a ore di cammino. Sei su un altro pianeta. Un mondo dal quale non vorresti mai uscire. Che fine ha fatto il tempo? Fino ad oggi la mia concezione del tempo era: 8.30 puntuale in ufficio. Ok resto ancora un po’ a poltrire nel letto. 8.40 in ufficio. Pfui, meno male, il capo non è ancora arrivato. I 1000 impegni, troppi per una giornata lavorativa di sole 8 ore. E c’è ancora il piumone da ritirare in lavanderia. Presto che alle 19.30 chiude. Poi a casa a indossare la tuta: è lunedì c’è la palestra. 9.30 Infine a casa. Una controllata in fretta alle mail. Rispondi qua, scrivi là. Ore 23.00. A letto. Qui, in questo nuovo mondo, il tempo vuol dire una cosa sola: ce la faremo ad arrivare prima che faccia buio? Ce l’abbiamo fatta. Terminillo è la classica cittadina turistica di montagna. Un po’ deludente però. La immaginavo tenuta meglio. Voglio dire, mi sembra trascurata. E gli Hotel costano molto di più di quelli che ci hanno ospitato fin qui: 70 euro per una doppia in un hotel che ha almeno 40 anni!
Il giorno dopo visita Chiesa di San Francesco e apposizione del quarto timbro sul passaporto ritirato a Rieti presso l’Ufficio del turismo prima di iniziare il cammino. Si torna a Poggio Bustone con l’autobus (il viaggio di andata mi basta e avanza, il ginocchio comincia a dare segni di cedimento).
Quinta ed ultima tappa: Poggio Bustone – Santuario della Foresta – Rieti. Dopo il Faggio è la tappa più “light”. Forse perché sai che il traguardo è vicino. E quando lo tagli che emozione! Due parole sul Santuario della Foresta: mi ha colpito per la cura, l’ordine, e la precisione che grazie alla comunità laica (i frati non vivono più qui da anni) regna in questo luogo. Chiedo di comprare una corona del Rosario. Mi dicono che non ne vendono ma riescono a procurarmene una. E’ per il mio vicino di casa, me l’ha chiesta. Non glie la darò. Questa la voglio conservare per me. Appartiene al mio cammino. Domani sarò ad Assisi e ne comprerò lì una per lui.
Alle 17.15 siamo a Rieti. Giusto in tempo per ricevere l’attestato del Pellegrino. Dobbiamo fare in fretta però, l’ufficio del turismo sta per chiudere. Facciamo le scale a due a due (A Jo risulta più facile
). Ecco è tra le mie mani, ce l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta! Usciamo di corsa e con un lungo e silenzioso abbraccio ci diciamo mille cose. E ora un mega gelato ce lo siamo meritato! Ne prendiamo due a testa. Dobbiamo rimetterci in forza, eh ?
I due giorni successivi, a degna conclusione del nostro cammino, andiamo ad Assisi (in pullman). Visitiamo la Basilica di Santa Maria degli Angeli (La Porziuncola), le chiese di San Rufino, Santa Chiara, La Basilica di San Francesco, l’Eremo delle Carceri, la rocca maggiore.
E questo è tutto. No che dico, c’è molto di più. In ogni singolo passo c’è un milione di emozioni che a racchiuderle in poche parole sarebbe un sacrilegio. Ma chi ha effettuato un cammino sa a cosa mi riferisco.
Al termine di ogni tappa avevo la parte inferiore del corpo dolorante in ogni sua parte seppur ancora intorpidita. Pensavo ok, oggi, per una fortuita casualità, è andata, ma domani non credo che riuscirò a mettere piede giù dal letto. E invece al mattino come per magia era tutto sparito e allegra come un grillo mi rimettevo in viaggio. E’ anche questa la magia di un cammino.
L’ho già fatto in un altro post ma lo faccio e lo farò ancora: ringrazio Johannes per il supporto tecnico ma soprattutto morale che mi ha dato. E’ grazie a lui che tutto ciò è stato possibile. Non mi ha parlato di Dio, ma me l’ha mostrato. (Jo Jo, mi toccherà tradurti tutto ciò che ho scritto, questa si che è una faticaccia
)
E un grazie a tutti voi con cui posso condividere questa grande esperienza.
Buon cammino a tutti.
Linda.
Dunque stranamente io ho fatto il percorso reatino poiché non conoscevo l’altro moooolto più lungo intrapreso da tanti pellegrini (quello che ha inizio a La Verna). Il mio si è svolto tutto nel Lazio.
Si trattava del mio primo cammino e come tutte le cose che si fanno per la prima volta non ero preparata a dovere. Un cammino io, che prendo l’auto per buttare la spazzatura? Eppure è stata un’esperienza straordinaria.
Ciò che mi ha colpito maggiormente è stata la cordialità delle persone che ho incontrato. C’è stato chi ci ha offerto da bere, chi ci indicava il percorso senza che avessimo chiesto alcuna informazione. Ricordo una nonnina che vedendomi stanca e accaldata, nonché in un bagno di sudore proprio quando il sole era calato e cominciava a far freddo, insisteva per farmi entrare in casa e darmi qualcosa per coprirmi. E poi le persone che ci tempestavano di domande affascinati da questi due giovani che avevano voglia di camminare il mondo. Si il mondo io, che dopo i primi 20 km ero già a pezzi. Ma ecco come è andata.
Prima tappa: Rieti – Fonte Colombo – Greccio – 20km. A Greccio abbiamo qualche difficoltà nel trovare un alloggio poiché i Bed & Brekfast sono tutti pieni. Mi fermo con la convinzione di non voler proseguire neanche per un ulteriore centimetro e mi ritrovo a percorrere altri 5 km. Ma ne vale la pena. La signora del B&B ci accoglie come ti accoglie una mamma quando torni da un lungo viaggio (B&B “Il Cammino” – Greccio). Il giorno dopo assistiamo alla celebrazione della Messa nel Santuario di Greccio dove il sacerdote parla della fede che non conosce differenze temporali né geografiche (mi avrà letto nel pensiero : sto appunto facendo il cammino con un ragazzo tedesco che non “spiccica” una parola d’italiano, e io che ho imparato le canzoni religiose in tedesco per cantarle con lui lungo il percorso).
Ha quindi inizio la seconda tappa: Greccio – Poggio Bustone. La più dura perché tutta su asfalto e voi tutti sapete in pieno Agosto… la strada brucia e non c’è un alberello che ti offre l’ombra di un rametto…
C’è da aggiungere che sulla cartina è indicata una lunghezza di 20 km ma ne sono almeno 28.
Arrivo stremata al bivio sotto Poggio Bustone e penso: ecco siamo arrivati. Si tratta solo di trovare un posto dove passare la notte. Alzo lo sguardo e minaccioso appare il cartello:”Poggio bustone 9km”. Voglio morire.
Mi incammino con la speranza che arrivi qualcuno, non so un pullman, un’auto, un treno, un elicottero! a risparmiarmi quel supplizio e invece niente. Johannes che dal suo metro e 85 di altezza (io 1,55cm!) fa dei passi lunghi che equivalgono a 4 dei miei. Penso: non ce la farò mai. E come per magia lo vedo. Lui, il cartello:”Poggio Bustone – Paese Natale di Lucio Battisti”. Il grande Lucio. Il mio Lucio. Arrivooooooo! Via il dolore, via la stanchezza. E’ un segno divino. Divoro i 9 km ed eccomi alla Locanda Francescana dove Feliciano ci dà le chiavi dell’ostello e una camera, anzi due camere con 7 posti letto (siamo solo in 2) e un bagno con 2 docce e 3 lavandini tutti per noi. Il tutto a soli 25 euro a persona. A questo va aggiunto la cena ma con una pizza te la cavi egregiamente! Il giorno dopo faccio un salto ai Giardini di Marzo. Un pò deludente. Mi aspettavo chissà cosa. Ma no che dico, non è solo un piccolo giardino. E’ il Suo giardino. E’ il giardino di tutti colori che hanno sognato e riso e pianto sulle sue note. E poi c’è lei: una statua che lo raffigura. So troppo contenta!
Terza tappa: Il Faggio. 9km in andata e 9 al ritorno. Il percorso non è del tutto circolare per cui se si decide di visitare il Faggio poi bisogna tornare indietro. Dopo le prime due tappe questa è una passeggiata. Tanto più che non portiamo zaini - li abbiamo lasciati in ostello visto che stasera saremo di nuovo lì. A dire il vero io il mio zaino l’ho portato solo per i primi 20 km dopodiché Johannes ha avuto tanta compassione di me da offrirsi (anzi direi che l’ha deciso senza possibilità di replica) di accollarsi l’onere del suo zaino più il mio! Meno male che ci ho infilato solo lo strettissimo necessario.
Quarta tappa: Terminillo – Pian de’ valli. I frati di Poggio Bustone ce l’avevano sconsigliata per via del notevole dislivello (si arriva a 1.800mt di altezza) e per la lunghezza del tratto (8 ore di cammino a passo deciso con brevi pause). Decido di non volermi cimentare ma dopo aver visitato il Sacro Speco (dove S. Francesco ha avuto la visione dell’Angelo) ci incamminiamo un po’ per caso per la montagna e a metà strada tornare indietro mi sembra inutile. Johannes non sta più dietro alle mie indecisioni e ripensamenti ma decide di assecondarmi. Alle 20.15 siamo a Terminillo (partenza da Poggio ore 12.00). E’ la tappa più intensa. Entri nella natura e la natura entra in te. I cavalli, le mucche (di cui avevo il terrore). Il canto degli uccelli. L’odore di terra, di muschio. Il cellulare che non ha campo. La strada che è a ore di cammino. Sei su un altro pianeta. Un mondo dal quale non vorresti mai uscire. Che fine ha fatto il tempo? Fino ad oggi la mia concezione del tempo era: 8.30 puntuale in ufficio. Ok resto ancora un po’ a poltrire nel letto. 8.40 in ufficio. Pfui, meno male, il capo non è ancora arrivato. I 1000 impegni, troppi per una giornata lavorativa di sole 8 ore. E c’è ancora il piumone da ritirare in lavanderia. Presto che alle 19.30 chiude. Poi a casa a indossare la tuta: è lunedì c’è la palestra. 9.30 Infine a casa. Una controllata in fretta alle mail. Rispondi qua, scrivi là. Ore 23.00. A letto. Qui, in questo nuovo mondo, il tempo vuol dire una cosa sola: ce la faremo ad arrivare prima che faccia buio? Ce l’abbiamo fatta. Terminillo è la classica cittadina turistica di montagna. Un po’ deludente però. La immaginavo tenuta meglio. Voglio dire, mi sembra trascurata. E gli Hotel costano molto di più di quelli che ci hanno ospitato fin qui: 70 euro per una doppia in un hotel che ha almeno 40 anni!
Il giorno dopo visita Chiesa di San Francesco e apposizione del quarto timbro sul passaporto ritirato a Rieti presso l’Ufficio del turismo prima di iniziare il cammino. Si torna a Poggio Bustone con l’autobus (il viaggio di andata mi basta e avanza, il ginocchio comincia a dare segni di cedimento).
Quinta ed ultima tappa: Poggio Bustone – Santuario della Foresta – Rieti. Dopo il Faggio è la tappa più “light”. Forse perché sai che il traguardo è vicino. E quando lo tagli che emozione! Due parole sul Santuario della Foresta: mi ha colpito per la cura, l’ordine, e la precisione che grazie alla comunità laica (i frati non vivono più qui da anni) regna in questo luogo. Chiedo di comprare una corona del Rosario. Mi dicono che non ne vendono ma riescono a procurarmene una. E’ per il mio vicino di casa, me l’ha chiesta. Non glie la darò. Questa la voglio conservare per me. Appartiene al mio cammino. Domani sarò ad Assisi e ne comprerò lì una per lui.
Alle 17.15 siamo a Rieti. Giusto in tempo per ricevere l’attestato del Pellegrino. Dobbiamo fare in fretta però, l’ufficio del turismo sta per chiudere. Facciamo le scale a due a due (A Jo risulta più facile

I due giorni successivi, a degna conclusione del nostro cammino, andiamo ad Assisi (in pullman). Visitiamo la Basilica di Santa Maria degli Angeli (La Porziuncola), le chiese di San Rufino, Santa Chiara, La Basilica di San Francesco, l’Eremo delle Carceri, la rocca maggiore.
E questo è tutto. No che dico, c’è molto di più. In ogni singolo passo c’è un milione di emozioni che a racchiuderle in poche parole sarebbe un sacrilegio. Ma chi ha effettuato un cammino sa a cosa mi riferisco.
Al termine di ogni tappa avevo la parte inferiore del corpo dolorante in ogni sua parte seppur ancora intorpidita. Pensavo ok, oggi, per una fortuita casualità, è andata, ma domani non credo che riuscirò a mettere piede giù dal letto. E invece al mattino come per magia era tutto sparito e allegra come un grillo mi rimettevo in viaggio. E’ anche questa la magia di un cammino.
L’ho già fatto in un altro post ma lo faccio e lo farò ancora: ringrazio Johannes per il supporto tecnico ma soprattutto morale che mi ha dato. E’ grazie a lui che tutto ciò è stato possibile. Non mi ha parlato di Dio, ma me l’ha mostrato. (Jo Jo, mi toccherà tradurti tutto ciò che ho scritto, questa si che è una faticaccia

E un grazie a tutti voi con cui posso condividere questa grande esperienza.
Buon cammino a tutti.
Linda.