La mia Francigena 2008 (a piedi, da casa a Roma)
Prologo
Quando nel Medioevo il pellegrinaggio era una pratica molto diffusa, chi si recava a Santiago, Roma o Gerusalemme, dopo aver fatto testamento ed aver ricevuto la benedizione doveva solo varcare la soglia della propria casa e …. iniziare semplicemente a camminare. Trovo la modalità di chiudersi la porta alle spalle e di volgere lo sguardo verso una meta, tanto agognata quanto lontana, un gesto che va oltre il mero significato religioso del tendere verso un modello di fede (San Giacomo) o un luogo Santo della cristianità. Ci vedo il distacco da una realtà rassicurante verso un futuro di incognite, , tra quello che si è e quello che si vorrebbe essere, l’eterna lotta tra il vecchio ed il nuovo, il prorompente desiderio dell’uomo di conoscenza, di andare oltre, sempre più avanti, sempre più in alto. Ultreya e Suseya. Varcare una soglia e camminare, per mettersi in gioco e ricercare se stessi correndo il rischio di ritrovarsi e non piacersi,… per migliorarsi. E’ questo che voglio sperimentare quest’anno.
Ma per uscire da casa con lo zaino in spalla ed iniziare a camminare devo “aprire” un nuovo tratto della Via Francigena…. quello che dalla porta di casa mia arriva fino a Fidenza.
Ma per uscire da casa con lo zaino in spalla ed iniziare a camminare devo “aprire” un nuovo tratto della Via Francigena…. quello che dalla porta di casa mia arriva fino a Fidenza.
Da quando ho pensato di percorrere la Francigena, al termine del Cammino di Francesco del 2007, ho cercato in Internet informazioni riguardanti il percorso più breve che unisse il paese dove abito, Flero (BS) al punto più prossimo di intersecazione della Via. Non ho trovato nulla per cui non rimaneva che “segnarla” sul campo. E’ ciò che ho fatto nei giorni scorsi( 29-30 aprile, 1 - 2 maggio2008).
Prima parte
In linea d’aria sono 75 km, che diventano 90 se si percorrono le statali (trafficate e pericolose) e 108 km con strade comunali, vicinali, ciclabili, pedonabili, sterrate e tratturi.
Se non si abita a Milano per cui si può comodamente raggiungere Pavia con una ciclabile, bisogna adattarsi ad un percorso, a volte tortuoso, tra campi, vigne ed argini che porta a scoprire una parte di bassa padana che non è solo afa e zanzare.
Penso di fare cosa gradita ed utile (magari nel prossimo futuro qualcuno si affaccerà su questo sito con la mia stessa domanda iniziale) riportare la descrizione del tracciato che ho seguito.
Se non si abita a Milano per cui si può comodamente raggiungere Pavia con una ciclabile, bisogna adattarsi ad un percorso, a volte tortuoso, tra campi, vigne ed argini che porta a scoprire una parte di bassa padana che non è solo afa e zanzare.
Penso di fare cosa gradita ed utile (magari nel prossimo futuro qualcuno si affaccerà su questo sito con la mia stessa domanda iniziale) riportare la descrizione del tracciato che ho seguito.
Punto di partenza: zona nord di Flero (da Brescia a Flero c’è una ciclabile). Si attraversa l’abitato di Flero verso sud fino alla località Contegnaga e ci si immette su una ciclabile (si tratta della ciclabile Brescia-Cremona, ben segnata da cartelli di colore marrone che spesso incontreremo, fino alla località Coler . Si gira a dx e si percorre la rete di strade vicinali del Monte Netto (tra i vigneti) fino a Capriano del Colle. Si sbuca in piazza e si prende la strada a dx (davanti ad una chiesina) verso Azzano del Mella. Appena passato il ponte sul fiume Mella si gira a sx (sbarra rossa) lungo l’argine e lo si percorre fino a Corticelle Pieve. Si attraversa il paese sempre in direzione sud seguendo le indicazioni della ciclabile fino al Cimitero. Lo si costeggia a sx e si percorre un tratto di ciclabile fino ad una deviazione a dx, ben visibile, che immette su uno sterrato che fra alberi e bassa vegetazione segue nuovamente il corso del fiume Mella. Il sentiero è ampio e ben marcato, per buona parte ombreggiato, quasi fino al paese di Offlaga. Lo si attraversa e si prende la direzione per Cingano, poi Breda Libera e si giunge a Verolanuova (fino a qui sono 28 km). La si attraversa seguendo le indicazioni “Parco dello Strone”, fiume che seguiremo su ampio sentiero (appena dentro il parco a sx) tra ricca e fresca vegetazione e che ci accompagnerà fino a Pontevico. Si sbocca sulla SS 45 bis che per 1 km bisogna percorrere per transitare sul ponte del fiume Oglio e raggiungere la sponda opposta dove si trova Robecco d’Oglio (provincia di Cremona). Ne centro del paese prendere a dx la via che conduce alla ex stazione ferroviaria (è una strada chiusa) davanti alla quale girare a sx costeggiando i binari in direzione sud (sentiero poco visibile, se l’erba è alta). Si giunge ad un cavalcavia sul quale bisogna salire e girare a dx. E’ la strada che conduce a Corte de Cortesi. Si passa la località Ca Vigna e quando si giunge all’incrocio con la strada proveniente da Monasterolo si gira a sx in direzione Olmeneta. Si raggiunge il Paese e si oltrepassa la stazione tenendola sulla sx, percorrendo via Olmeneta e raggiungendo la frazione di Casalsigone (piazzetta ombreggiata, fontana e bar). Si imbocca via Cremona, si fiancheggia la frazione di Costa S. Caterina, e si raggiunge l’abitato di Ossalengo. Si prosegue su via 4 Novembre e prima della località Boschetto si prende sulla dx la ciclabile che costeggia il Canale Vacchelli, (ombreggiata e gradita dopo le assolate stradine fra i campi) e che ci conduce fino a Migliaro, quartiere nord di Cremona. Città che si attraversa, senza passare dal centro, ma rimando nella zona ovest (prendere e seguire via Chinaglia, prima del passaggio a livello girare a sx, proseguire sempre diritti fino ad incrociare Viale Po, girare a dx, poi sempre diritto) in direzione del ponte sul fiume Po (fino a qui sono 58 km). Lo si attraversa e appena in territorio piacentino si prende a sx la strada (con sbarra) sull’argine maestro. Iniziano qui circa 20 km, (a 5 km dal ponte si passa sotto la A21) fino alla confluenza coi torrenti Arda e di seguito Ongina, dove non si incontra nulla tranne qualche raro ciclista e qualche contadino in lontananza, al lavoro nei campi. Si vede solo l’area golenale. Il Grande Fiume scorre lontano, alla sinistra, al di là degli alberi e non si concede facilmente alla vista. La strada d’argine è stata asfaltata di recente ma si può camminare agevolmente sul bordo d’erba o di ghiaia. Non si lascia l’argine neppure per entrare nell’abitato di Soarza (eventuale bar nella frazione, vicino alla chiesa) e si prosegue oltre per un altro km fino a piegare a dx su strada sterrata che costeggia l’Arda fino ad arrivare nel Parco Isola Giarola. Qui si costeggia l’Ongina passando le frazioni di Vidalenzo, Villa Verdi e S. Agata, fino a Busseto (fino a qui sono 88 km). In prossimità della stazione prendere la ciclabile “Verdi” che ci conduce fino a Roncole Verdi. Da qui prendere a dx con indicazione Fidenza attraversando le frazioni di Boceto e Bastelli. Si arriva a Fidenza proprio in prossimità del centro di informazioni Casa Cremonini sede dell’Associazione dei Comuni delle Via Francigena dove è possibile (è aperta anche la domenica pomeriggio) ritirare e farsi timbrare la credenziale. Due passi e si è in Duomo (108 km), giusto per vedere S. Pietro che sul frontale della chiesa indica la direzione giusta per Roma.
Da qui in poi è tutta segnata ……….. almeno credo e spero! A fine luglio lo verificherò!
Particolare curioso: sulla mia credenziale, la signorina ha messo come data di partenza il 2 maggio e come arrivo previsto il 20 agosto. Forse come dato statistico non avrà nessun valore ma inconsapevolmente indica quanto il Cammino prende. Tanto. Tutto. Sempre.
Da qui in poi è tutta segnata ……….. almeno credo e spero! A fine luglio lo verificherò!
Particolare curioso: sulla mia credenziale, la signorina ha messo come data di partenza il 2 maggio e come arrivo previsto il 20 agosto. Forse come dato statistico non avrà nessun valore ma inconsapevolmente indica quanto il Cammino prende. Tanto. Tutto. Sempre.
Seconda parte
Ieri sera a Brescia è venuto giù il diluvio universale. Il primo pensiero è andato a coloro che salivano la Cisa con un tempo simile. Avevo letto molto di pellegrini sorpresi dal tempo inclemente sull’Appennino che non camminavano ma sguazzavano su strade divenute piscine e sentieri trasformati in acquitrini, sferzati dal vento e tremanti dal freddo. Si sa, la fantasia in certi casi galoppa e già mi vedevo con il capo basso affrontare la tempesta, con i rivoli d’acqua, ormai divenuti fiumi, respingermi indietro a valle. Quando mi sono visto annaspare in un dosso tra l’acqua limacciosa ho capito che era ora di andare a dormire e di porre fine al consueto attacco di panico che mi coglie alla vigilia di ogni partenza.