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le cugine - il giro del monviso

guido_e_cri

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premessa

non è cammino.
non è pellegrinaggio.
non è niente di serio, come direbbe liam .
sono solo passi ad alta quota.
è solo amicizia nata qui in questa nostra famiglia.
è solo quell'amicizia lì quattro giorni a zonzo per le montagne a cavallo tra francia e piemonte.

quindi perchè questo post?
per compartir bellezza.
per raccontare algo.
per non lasciare languire il forum in questa strana estate 2020 di troppi pellegrini a casa e troppi pochi pellegrini a casa sulle strade di spagna.
perchè Vittoria in un altro post ha chiesto: "perché non ci portate in montagna?".
per regalare emozioni - sperabilmente dentro il vostro cuore.
per certo quelle che hanno battuto dentro il nostro.

quindi?
si va?
si vada.

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intro

non so neanche più bene com'è iniziata.
ma ad un certo punto, su una qualche chat di whatsapp, del monviso ne parlavo con lia.
lei lo conosce bene.
molto bene.
il giro del re di pietra l'ha fatto più volte.
diceva lei: "splendido".
dicevo io: "con il monviso ho un conto aperto".

ed era un conto aperto lungo più di vent'anni.
ci andarano, alla fine degli anni novanta, dei ragazzi che conoscevo.
avevano sedici e diciassette anni loro, venti io.
e quando hai vent'anni a milano non è che è proprio il massimo, farsi vedere in giro con quei bimbetti di terza o quarta superiore.
e quando hai vent'anni a milano e in tutto l'anno accademico non hai dato neanche mezzo esame non è che proprio puoi prenderti una settimana di ferie e andare in giro per i monti.
quindi loro ai tempi andarono a fare il giro del monviso.
io rimasi chiusa in biblioteca a studiare cercando di farmi entrare in testa qualche concetto di "fondamenti di pedagogia".
loro poi diventarano i miei migliori amici - gli amici che mi sono amici ancora oggi, dentro ogni mio quotidiano.
io il monviso lo archiviai tra le occasioni perse.

e invece.
invece estate 2020.
invece la proposta.
"andiamo insieme?", disse liam.
non c'era bisogno di chiederlo una seconda volta.
coinvolgemmo simona.
in un attimo fu decisa la data.
in un attimo fu inoltrato l'itinerario.
in un attimo furono condivise tracce.

il resto.
il resto saranno passi.
il resto sarà amicizia.
il resto saranno quelle montagne lì.
il resto saranno quelle pietre lì.
il resto saranno quello splendore lì - duro e puro e ostile e dolcissimo e brillante e diamantino.

monviso - re di pietra.
ti conoscerò.
finalmente ti conoscerò.
ti avvicinerò lenta.
ti danzerò attorno, leggera e solida.
mi entrerai dentro gli occhi.
mi entrerai dentro i piedi.
mi entrerai dentro i passi.
mi entrerai dentro il cuore.
lì resterai.
insieme alle cose più preziose.
lì resterai.
insieme alla me delle migliori occasioni.
lì resterai.
insieme alla me felice dentro i suoi panni.
lì resterai.
insieme alla me a casa addosso a te.
 
Ultima modifica:
giorno zero
17 luglio 2020
casa - moncalieri

un braccio teso - pelle abbronzata.
un anello.
due braccialetti - metallo e spago&metallo.
una mano sul volante.
nel baule uno zaino.
nel baule gli scarponi.
nel baule un paio di bastoncini.
ai piedi delle birckenstock.
le premesse migliori ci sono tutte.

sulla strada un bambino.
sulla strada un altro bambino.
sulla strada un terzo bambino.
sulla strada guido.
"ciao".
"ciao".
"ciao".
"ciao".
dei baci.
e giro la chiave.
e accendo il motore.
e sono già andata.

un'ora di macchina da sola.
musica?
ma no, dai.
auricolare.
una telefonata lunga una vita, anzi due.
si diventa grandi lontane, topo.
non si smette di camminarsi accanto.
servirebbe vedersi, amica mia.
servirebbe vederti, amica mia.
svuotarti addosso il mio cuore che batte.
accogliere il tuo, strapazzato dalla vita.
verrà il giorno.
tieniti libera una notte di settembre.
da qualche parte ci incontreremo.
e sarà una città, magari nuova.
e sarà birra.
e saranno parole.
e sarà amicizia.

un salto alla decathlon.

un asciugamanino tecnico.​
nel cassetto dell'armadio ne abbiamo di ogni misura.​
tranne di quella che vorrei, ovvio.​
una taglia esse.​
praticamente un francobollo.​
ma in microfibra.​

le ultime magliette teniche me le sono comprate nel 2007 [#io-e-lo-shopping].​
decido che posso averne una nuova.​
quelle da trekking hanno dei colorini smorti e tristissimi.​
grigino muffa.​
verdino muschio decomposto.​
violetto acqua di mocio immondo.​
naaa.​
non mi piacciono.​
non mi piacciono niente.​
un giro al reparto running.​
eccola.​
rosa fluo.​
fighissima.​
questa sì.​
questa mi piace.​
andata.​

dalla simo.
in macchina.
due gli zaini nel baule.
due le paia di scarponi.
quattro i bastonicini.
il traffico delle tangenziali.
weekend di luglio.
venerdì.
sei di sera.
tutto gioca contro di noi.
ma non abbiamo nessuna fretta.
si chiacchiera.
si chiacchiera.
si chiacchiera.
ne veniamo fuori.

metano all'area di sosta di nichelino.
sale in vetta alla classifica.
che sì.
io ho una classifica dei metanai più simpatici del nord italia.
e lui, lui vince a mani basse.
se il metanaio scrivesse un diario, di me oggi scriverebbe:
"quella del qubo blu.
sale in vetta alla classifica.
che sì.
io ho una classifica delle clienti più stordite.
e lei, lei vince a mani basse".
ridiamo un sacco, il metananio, il suo capo ed io.
simona intanto ha fatto di tutto per mimetizzarsi con la tappezzeria della macchina.
potesse, diventerebbe invisibile.
che nessuno mai la possa associare a me.
dirà: "hai la faccia come il culo, cri".
lo prendo per un complimento.

verso casa di lia.
chiedeva il metanaio: "dove dovete andare?"
"a moncalieri".
"in che zona di moncalieri?".
"secondo te lo so?"
"e scusa. come fai?".
"ho una socia. io guido, lei naviga".
rido.
lui guarda perplesso.
quando si dice: essere in una botte di ferro.

a casa di lia però ci arriviamo senza problemi
[quando ci troviamo la strada sbarrata dai binari della ferrovia, capiamo che al sottopasso dovevamo stare basse, ma alla fin fine questo è un dettaglio del tutto trascurabile].
lei ci accoglie sull'uscio del portone.
il gatto seduto sul letto.
il monviso dipinto sulla parete.
ovviamente non ci abbracciamo - non sia mai.
ma siamo a casa.
non dico a casa di lia.
dico a casa ognuna di noi con ognuna di noi.
ed è così bello.

un libro.
era stato dimenticato a casa.
era stato dimenticato in macchina.
però finalmente arriva dove deve arrivare.
lettura?
tarlo?
chissà.
per certo diventerà cartina aperta dopo 5 pagine lette.
che no.
non è male per niente.

la cenetta.
un cous-cous con le verdure di Vittoria
crocchiano di fresco e di cura delicata e di sapore sotto i denti.
foglie di menta.
tonno.
poi pane come se non ci fosse un domani.
e formaggi buonissimi.
e pesche ripiene.
che io le chiamo pesche ripiene.
ma lei - lia - le chiama giuste.
e giuste è: persi pien.
con quelle e dei piemontesi così diverse dalle nostre e lombarde.
non so.
forse sono più aperte.
certo suonono con una melodia diversa.
persi pien.
fatte con le pesche tabaccaie, che è un tipo di pesca che da noi non c'è.
sono buonissime.
che poi - sia detto - io per gli amaretti ci vado matta.

chiacchiere e birretta.
e poi.
poi: "hai una cartina del monviso? mi fai vedere?".
ed è magia.
la stessa di anni fa che da qui - oggi - mi paiono e sono mille vite fa.
lia e io in ginocchio per terra.
cartina stesa sul pavimento.
zazzere che erano di altri colori, anni fa e mille vite fa.
spalle abbronzate a sostenere.
ombre che si allungano sul territorio che diventerà nostro.
dita ad inseguire sentieri, strade, sogni.

ecco.
sogni.
è già domani.
lettini pronti.
sveglia puntata.
ordine di entrata in bagno domattina decisa [io ultima - ormai simona mi conosce a sufficienza].
denti lavati.
gatto sfrattato.
occhi chiusi.
pensieri a zonzo.
voglia del domani.
 
Ultima modifica:
grandi! ottima idea. Spero non siate lassù nel diluvio di oggi...
mt
 
Meno male che in questa casa non ci si annoia mai, c'è sempre qualche bella novità da leggere.
Dopo Lia adesso la Cri, grazie della compagnia.
Aspetto il seguito.
 
Nota di redazione sul metanaio:
Cri: "devo fare anche benzina, dove vado?"
Metanaio: "li c'è il servito e là il self service"
Cri: "ah no, io self service"
Cri: "scusa, mi devi però aiutare ad aprire il tappo, fai pure tutto tu così ti guardo e imparo"
(le parole magari non sono proprio quelle, ma la morale è che, se hai la faccia come il culo, fai benzina al servito, al prezzo del self service e ti fai pure due risate con il metanaio più simpatico dell'A21...mentre la tua amica cerca di nascondersi nel cruscotto)
 
Ultima modifica:
Precisazione alimentare.

Qualche giorno prima avviso: non pensate di trovare una cena pps, non sono in grado
Cri: a me va bene anche un po' di pane secco
La prendo alla lettera, il pane mi dimentico di comprarlo e quello che c'è è vecchio di almeno un paio di giorni.

Cerco anche di farle mangiare senza posate (non so se per evitare di maneggiarle in modo non consono o perché sono abituata col gatto a cui non servono. Fate voi).
Si ribellano. Sono costretta a tirarle fuori. Ma poco per volta.

Però i persi pien erano fatti con pesche normali, anche pelose.
Le tabacchiere saliranno alla ribalta un paio di giorni dopo.
Lo preciso perché i persi pien da queste parti sono una religione e sbagliare "persi" potrebbe essere considerato eresia.
Per il "pien" invece penso che qualche variazione familiare sia permessa.

2020-07-17 Whatapp 01.jpg
(c'è anche Simo, l'ombra in basso a sx è del suo piede)
 
Mai provato a fare i persi pien con le percocche? (ma noi le percocche le chiamavamo persi patanù o guregn) Penso sia una variante ammessa: già la nonna le cucinava così.
 
Ah, che bel diario amorevolmente sgangherato! :cuore:
C'è di che divertirsi a leggere le vostre gesta: conoscendo poi i tic, i visi e le espressioni di ognuna di voi, vi vedo ...
... vi vedo e mi diverte ancor di più!
 
Finora non abbiamo fatto un passo...aspetta di vedere cosa succederà
 
il Monviso dipinto sulla parete, il gatto sul letto , i persi pien all'amaretto... tutto mi fa ricordare l'ospitalità di Lia e la sua bella casetta.
Brave ragazze, continuate a raccontare...sono curiosa di sapere dove vi ha portato la nostra "Capretta"
Ciao :rofl: :rofl: :amore::amore:
 
giorno uno
18 luglio 2020
da castello (1600 metri) al rifugio alpetto (2268 metri)
passando per il passo di san chiaffredo (2762 metri) ed il passo gallarino (2728 metri)

in macchina.

simona ha la faccia del: "mi serve un caffè. finchè non ho un caffè come si deve in corpo non ce la posso fare".​
quando poi - decine e decine di chilometri dopo - avrà il suo caffè con anche un mini-grisbì [ma quanto sono carini, questi mini-grisbì? quanto?] tornerà nuova.​

lia è seduta dietro, in silenzio.​
li conosco i suoi silenzi.​
li conosco bene.​
mi riconosco, in quei suoi silenzi.​
voi adesso mi conoscete.​
ma io sono una che in macchina è stata capace di silenzi che sono durati chilometri che si sono trasformati in ore.​
capitò che neanche la frase: "guarda che puoi parlare anche tu, cri" riuscisse a scalfirli.​
o meglio: li scalfì.​
risposi: "lo so".​
e tornai muta.​
suscita risate ancora oggi, quella scenetta.​
io guido.​
posso dirlo?​
non so neanche bene dove sto andando - navigatore santo subito.​
la geografia del piemonte mi è del tutto sconosciuta.​
a noi lombardi il piemonte è del tutto estraneo.​
che ci dovremmo andare a fare?​
gite?​
vacanze?​
escursioni?​
nessun lombardo fa gite in piemonte [sì. certo. certo. in gita scolastica al museo egizio e al parco del valentino a darsi i primi baci alle medie ci siamo andati tutti].​
nessun lombardo fa vacanze in piemonte [mica c'è il mare. e comunque non c'è niente che non ci sia anche da noi].​
nessun lombardo fa escursioni in piemonte [abbiamo le nostre montagne. e sono montagne per tutti i gusti e per tutti i palati. non ci servono altre montagne].​
io guido.​
in un nulla di senso che si riempie di immagini.​
ed è il po attraversato.​
e un'autostrada che va al mare.​
e campi di kiwi.​
e ragazzi di colore che infilano fiori di zucca appena colti dentro cassette di platica nera.​
e paesini di cui riconosco i nomi solo perchè sto leggendo lia sul forum che racconta del suo andare a piedi da casa al mare.​
e savigliano che associo a mattia miraglio.​
e la val varaita di cui forse mi aveva parlato emmeti.​
però ecco.​
è tutto una nebbia.​

ed è tutto una nebbia non solo dentro la mia testa.
è tutto una nebbia anche attorno alla macchina.
è tutto una nebbia anche attorno a noi.
pioviggina, pure.
almeno.
mi pare piovviginasse.
però non so.
alla fine è irrilevante.
pioggia o non pioggia il tempo è uggioso, grigio, umido, appoggiato giù come cappa.
iniziamo bene.

castello, frazione di ponte chianale.
ultimi messaggi sul telefono.
"in tutto il giro, non prenderà mai", ci aveva detto lia.
facciamo in tempo a leggere una chat di amicizia e quotidiano condiviso.
abbiamo detto della nostra partenza.
qualcuno legge sbagliato.
non mi ricordo neanche quale fosse la parola che venne equivocata.
forse congiunte.
forse.
quello che è certo è cosa diventammo noi tre, da quel misunderstanding in poi.
diventammo "le cugine".
e che nessuno ci levi questo nostro nuovo appellido lucente di fresca novità.
le cugine - questo siamo noi tre.
le cugine - questo siamo noi tre da oggi in poi.

castello, frazione di ponte chianale.
lago con diga.
parcheggio.
nebbia bassissima.
non si vede il lago.
sarebbe lì a due passi, appena oltre la staccionata.
niente.
tocca immaginarlo.
poi c'è un minuscolo attimo in cui si alzano le nuvole di pochi metri.
e si intavvede il lago.
e noi ci facciamo un selfie.
poi basta mollezze.
scarponi ai piedi.
stringhe allacciate.
si va.

faccio scelta estrema.
lascio il telefono in macchina.
lo spengo e lo mollo lì, nella taschina della portiera.
quattro giorni offline.
quattro giorni fuori dal mondo.
quattro giorni senza contatti con nessuno.
quattro giorni come quando in montagna ci andavo vent'anni fa.
bello.
strano.
chissà come sarà.
si va.

si va.
salita.
attacca subito bella in piedi.
simona chiederà: "è tutta così?".
dirà lia [come conforta lei, nessun'altra]: "no, dopo è anche peggio".

si va.
vado con quel passo lì.
quel passo di chi si butta a capofitto dentro le cose.
mi morsica la voglia.
mi guida il desiderio.
poi - grazie lia - mi avvolge della saggezza.
rallento.
e sono steli d'erba in bocca.
e passi cadenzati.
ed il bosco di pino cembro - il più grande d'europa, se non ricordo male [ liam , correggimi se sbaglio].

mi viene in mente il matrimonio di d. e m.
divisero i tavoli dandogli il nome degli alberi.
a noi capitò quello del pino cembro, detto anche cirmolo.
come centrotavola un brano di mauro corona.
diceva, quel brano:
"il cirmolo resiste bene ai venti, e la neve, che alle alte quote e in grandi quantità scende su di lui, non riesce a spezzargli le braccia come a molti suoi fratelli. come i raffinati ama le posizioni alte. vive tra i 1800 e i 2000 metri e l’aria fine lo ha mondato dal superfluo, impregnandolo di essenze odorose. annusando un tronco di cirmolo si comprende quanto sia importante la vita sulla terra. c’è tutto in quell’odore: la montagna, il mare, i deserti, la voglia di vivere, la semplicità. appendi un ramo di cirmolo in una stanza e ti porti in casa il bosco."
[mauro corona - le voci del bosco]
se vi capita per le mani, leggetelo, questo libretto di mauro corona.
un trattato di botanica vestito di poesia.
non ricordavo cosa dicesse, quel brano.
ricordavo benissimo che pareva parlasse di me.
ricordavo benissimo che pareva parlasse a me.

un ponte sul fiume.
che poi.
ponte.
due ex tronchi d'albero tenuti insieme da tre enormi graffe di ferro.
due ex tronchi d'albero appoggiati alla prima riva, ad un sasso che affiora in mezzo al ruscello, alla seconda riva.
regge tutto, basta fidarsi.
regge tutto, basta crederlo.
simona, tentativo di opposizione: "io quel ponte non lo attraverso".
lo attraverserà, ovvio.
lo rivedremo alla fine dei quattri giorni di trekking, quel ponte.
dirà simona: "che ingenua che ero. adesso potrei attraversarlo bendata, saltando su un unico piede, camminando all'indietro, tenendo in equilibrio in una mano una tazzina di caffè e nell'altra una brioche alla crema".
capita che si cambi, nella vita.
capita eccome.
ed è bellissimo.
incredibilmente faticoso.
potenzialmente distruttivo.
sicuramente doloroso.
ma bello - bello di una bellezza viva ed infinita.

sale il bosco.
saliamo noi.
un passo.
un altro.
un altro.
radici.
sassi.
fiori.
umido sulle foglie.
aghi di pino.
ogni tanto incrociamo qualcuno scende - per lo più francesi.
ogni tanto ci aspettiamo tra di noi.
un nome chiamato nel bosco.
una maglietta a brillare nella nebbia - vedi che ho fatto bene a prenderla rosa fluo, la maglietta?
un sorso d'acqua.
un'umidità attaccata addosso.
un nulla fatto di nebbia densa.
un niente fatto di nuvole rasoterra.

questa nebbia.
queste nuvole.
certo non sono simpatiche.
che io ho voglia di vederle, queste montagne alte dentro cui mi sto inoltrando.
ho voglia di guardarle dal basso all'alto.
farmi stupire dalla loro imponenza.
sentirmi minuscola davanti alle loro grandezze.
sapere dove sto andando.
scrutare la fatica che mi attende.
e invece niente.
si vede solo quello che c'è davanti al piedi.
ed è già tanto.

poi ecco.
giochiamo a pollyanna?
giochiamo a pollyanna.
ci siamo risparmiate la salita sotto il sole a picco ed un caldo cocente - che no, non sarebbe stata facile per nulla.
ci siamo risparmiate il sapere quanto in alto dovevamo salire - che può essere stimolo, o pietra al collo, quel conoscere lì.
vai, pollyanna.

"pausa?"
"pausa".
ci fermiamo.
uno sguardo verso l'alto.
e.
e.
e.
ed è cielo azzurro.
uno strappo di cielo azzurro in mezzo a questo bianco e questo grigio.
ed è uno strappo di cielo azzurro che si allarga e si allarga e si allarga sempre più.
e diventano cime disvelate.
e la prima neve vista.
e la montagna.
l'alta montagna.
quella che piace a me.
è alta montagna da resiprare.
da farsi entrare dentro.
da farsi specchiare addosso.

quanti anni sono, che non vado in montagna così?
così seria?
così in un altrove?
così a quote che non mi sono abituali ma che sento così mie?
[e no, gli anni al gemelli - neanche 2000 metri, poi - da questo punto di vista non valgono nulla. quella era casa, non montagna].
quanti anni sono, che non metto piede a queste quote?
tanti.
tantissimi.
troppi.
venti, mi sa.
dal sentiero roma, direi.
da quell'estate lì.
a lungo pensai, di quel giro in val masino: "io un altro giro così bello non lo farò più".
e invece.
e invece oggi.
e invece qui.
invece, vedi, la vita, quando ti stupisce.

tornanti su ghiaione.
sentiero su pietraia.
quanto mi incantano, ghiaione e pietraia?
quanto?
questa è la montagna che amo.
brulla.
arida.
severa.
dura.
faticosa.
rocciosa.
senza sconti.
ma fattibile, a guardare bene.
ma possibile, a inventarsi passi.
ma conquistabile, a giocare lenti.
ma sfaccettata, ogni passo una possibilità.
ma bellissima, appesa al cielo.
ma tenera di una tenerezza ruvida e scostante, ad abbandonarvicisi addosso.

dice lia: "dillo, a Raùl , cri. diglielo. che lui si stupisce sempre che mi piacciano i sassi. magari se sa che non piacciono solo a me magari si stupirà un po' meno".
non credo, lia, che raul si stupirà un po' meno.
anzi.
si stupirà un po' di più.
che una testa matta tra le sue amicizie passi.
ma due.

il lago davanti.
la distesa di sassi accatastati.
"guarda che meraviglia, tutti questi omini".
"omini? a me paiono lapidi in un immenso cimitero a cielo aperto".
il mondo è bello perchè è vario - e noi sì, siamo varie.
sono tanti, tanti, tanitssimi, questi omini in questa piana ad alta quota.
omini a perdida d'occhio.
verso ogni orizzonte.
in qualunque dove.
di qualunque forma, equilibrio, altezza, larghezza.
incantano.
ale, avresto dovuto essere qui.
sai quante fate dormono lì sotto, muso del mio cuore?
tutte quelle che vuoi.
tutte quelle che sogni.

fa un omino, lia.
dice: "è tradizione. lo faccio sempre, quando passo di qui".
lo fa per vittoria.
e adesso che sa dell'amore di ale per gli omini, anche per lui.
lo chiamerà defendente quando lo considererà dono per ale.
defen quando sarà omaggio a vittoria, che vittoria di denti in questi giorni proprio non ne vuole sentire parlare.

la torta della montagna di lia - mitica. ma mitica proprio. altro che doping.
il passo san chiaffredo.
il traverso sopra il ghiaione.
sassi ovunque.
cielo addosso.
la prima neve.

in mezzo a questo nulla fuori dal mondo, la mamma di simona che chiama.
"no, mamma, no. sono in mezzo al nulla. si, sto camminando. sì, ho capito che ti è arrivata la notifica che ero raggiungibile, ma non eravamo d'accordo che ci saremmo sentite martedì? sì, sì, comunque tutto bene".
la scena è decisamente surreale.
ridiamo un sacco.
mangiamo ciccolato.

il passo gallarino.
la prima costola del viso.
il fascino di quelle cime contro quel cielo azzurro.
la bellezza di quei pinnacoli di roccia aguzza a disegnare immensità ed ogni orizzonte.
sono a casa.
sì.
qui sono a casa.
sono felice.
sì.
qui sono felice.

cammino davanti.
chiacchiere sparse.
oltrepasso una roccia.
mi immobilizzo.
dito sulla bocca, occhi a dire di tacere.
arrivano le cugine.
eccolo.
uno stambecco.
così.
parato davanti a pochi metri.
sta.
poi si sposta.
non gli importa niente di noi.
dei sassi su cui si incammina men che meno.
non so se sia al soldo della pro-loco.
certo pare mettersi in posa.
declivio di roccia.
profilo scuro.
corna controluce.
uno spettacolo.

scendiamo.
siamo di nuovo nella nebbia.
non si vede niente.
per fortuna che il sentiero è segnato bene.
bolli bianchi e rossi ogni pochi passi.
omini ovunque.
perdersi è impossibile.
meandri di un fiume che si impantana in una piana.
una cascata che ribolle furiosa.
la guardo a lungo.
sembra che mi vomiti addosso la potenza creatrice della terra.
strana sensazione.
mi immagino coì l'islanda - così, ma amplificata.

scendiamo.
dovrebbero esserci delle montagne attorno.
delle colline basse.
un laghetto a brillare.
un rifugio che finalmente si palesa.
non c'è niente.
solo questa panna bianco-latte dentro cui camminiamo.
e dei condomini di marmotte.
e un filo di stanchezza - adesso sì, un filo di stanchezza.

poi ecco, all'improvviso.
è sempre così, quando cammini nella nebbia - in montagna o nella vita.
è sempre un: poi ecco, all'improvviso.
ed è epifania.
di quelle belle.

rifugio alpetto.
questo ha scelto il nostro virglio per noi.
ha scelto bene.
rifugio piccolo, accogliente, famigliare.
rifugio di quelli che piacciono a me.
sassi a vista.
tenda arancione da campo base montata su una piattaforma in legno davanti alla porta - estate covid 2020.
rifugista in grembiule.

eccoci.
ci siamo.
eccoci.
stiamo.

un po' di lavaggi.
c'è anche una doccia, ma lia e io siamo della vecchia scuola, quella dei montanari duri e puri.
come diceva il mio amico chicos: "in montagna l'uomo ha da puzza'. e la donna anche".
acqua fredda e lavarsi a pezzi - equilibrisi tra lavandini e muscoli che hanno visto momenti migliori, quello che ci vuole alla fine di nove ore in giro a camminare.

un po' di riposo.
leggo articoli di una rivista del cai, ma sono così stanca che non solo non capisco l'articolo, ma neanche tutte frasi, a volte mi perdono anche dentro la singola parola.
ha una bellezza tutta sua, quell'essere così stanchi in questo modo qui.

cena nella sala comune.
si alza la nebbia.
si alzano le nuvole.
si alza quel bianco latte che ci avvolgeva da ore.
cielo terso.
orizzonte pulito.
colori a splendere nel dopo umidità.

usciamo.
ci guardiamo lia e io.
"scarponi?".
"scarponi".
vuoi non farteli due passi fino al laghetto?
che adesso è qui.
e si vede.
ed è splendido di uno splendore pacato e perfetto.

noi due su un sasso che si allunga nelle acque.
acqua a specchiare cime.
cime a specchiarsi nell'acqua.
noi due lì, a farci venire addosso il freddo della sera in montagna.

alla nostra destra, eccolo.
il monviso.
è lì.
è proprio lì.
è la prima volta che lo vedo così bene.
già mi incanta.
non so ancora quanto lo vedrò meglio domani.
non so ancora quanto mi incanterà di più domani.
e dopodomani.
e dopodomani ancora.
in una scoperta senza fine.
in un incanto senza fine.
 
Ultima modifica:
simona, tentativo di opposizione: "io quel ponte non lo attraverso".
lo attraverserà, ovvio.
lo rivedremo alla fine dei quattri giorni di trekking, quel ponte.
dirà simona: "che ingenua che ero. adesso potrei attraversarlo bendata, saltando su un unico piede, camminando all'indietro, tenendo in equilibrio in una mano una tazzina di caffè e nell'altra una brioche alla crema".

Qualcosa mi dice che voi "montanare" avete portato la Simo a scuola di equilibrismo su qualche sentiero esposto????

Grazie per la condivisione ;-)
 
Cugine.
In macchina non ho nessun compito.
Non sono né il pilota, né il navigatore.
Per rendermi utile avviso su una chat che stiamo partendo e che per 4 giorni saremo scollegate.
"partenti partite"
Qualcuno legge "parenti partite".
Solo una t.

Pietre.
Sì, ero un po' preoccupata.
Il giro del Monviso. Mi piace, mi piacciono quelle montagne.
Ma piaceranno a tutti?
Mi piacciono quelle rocce, quelle pietre.
Ma ne avrò parlato con troppo entusiasmo?
E se...
E se...
Poi le nuvole si aprono.
Si aprono in un posto che volevo che Cri e Simo vedessero con il sole, con il cielo azzurro dietro le cime, dentro i laghetti.
E la reazione è anche più di quella che speravo.
Le pietre piacciono.
Non solo a me.
Poi c'è lo stambecco, il presunto ermellino.
Sì, forse non ho fatto una scemenza.
Sì, si va.
 
Ultima modifica:
Qualcosa mi dice che voi "montanare" avete portato la Simo a scuola di equilibrismo su qualche sentiero esposto????
Allora, facciamo prima a dire cosa non è esposto... (solo un canalone, ma sarà il terzo giorno e dovrete aspettare) , ma per la legge del contrappasso....ci saranno altri limiti da superare, che se è vero che i limiti sono soprattutto nella nostra testa, la mia è proprio un gran capoccione.

Ah, cugina Lia, belle le pietre, soprattutto scavalcarle su sentieri larghi (si fa per dire) 50 cm. con dietro le stambecche che ti dicono: "tranquilla, se cadi ti fermi a quel sasso laggiù, non muori, al massimo ti rompi qualcosa" (come incoraggiano loro, nessuno mai!).
Ho passato 4 giorni a chiedermi dove avevo messo la tessera del Cai e dove poteva atterrare l'elicottero del soccorso alpino, però....c'è un però, quelle pietre mi hanno stregato davvero, un paesaggio aspro, selvaggio, primitivo, quasi lunare, dove però la vita c'è e si fa sentire con fiori meravigliosi che spuntano tra le rocce quando non te lo aspetti, con uno stambecco, rinominato lo stambecco bianco, anche se era marrone (rivedetevi tutta colpa del Paradiso del mitico Francesco Nuti) che appare come un premio quando non c'è la fai più e, altrettanto improvvisamente, scompare, con una nuvola che si alza e rivela, finalmente, il Re di Pietra, proprio dietro al rifugio...
Il primo è andato, ora una bella cenetta ed il meritato riposo, domani è un altro giornoIMG_20200719_075924.jpg
 
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"il cirmolo resiste bene ai venti, e la neve, che alle alte quote e in grandi quantità scende su di lui, non riesce a spezzargli le braccia come a molti suoi fratelli. come i raffinati ama le posizioni alte. vive tra i 1800 e i 2000 metri e l’aria fine lo ha mondato dal superfluo, impregnandolo di essenze odorose. annusando un tronco di cirmolo si comprende quanto sia importante la vita sulla terra. c’è tutto in quell’odore: la montagna, il mare, i deserti, la voglia di vivere, la semplicità. appendi un ramo di cirmolo in una stanza e ti porti in casa il bosco."[mauro corona - le voci del bosco]

È un trattato di botanica e di psicologia quel libro...da leggere !

Ognuno ci troverà il suo albero...io ero un pino se non ricordo male.

Io aspetto le repliche di Simona ... Pensando già a quello che dirà :rofl: ;)

Edo
 
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