Ho appena finito di leggere "Le mie orma sulla polvere" e, visto che sono stato io a segnalarvelo, sento il dovere di darvi il mio punto di vista.
Di solito mi riesce facile dare un giudizio su un libro appena letto ma questa volta non so da che parte cominciare perchè questa lettura mi ha sollevato parecchie perplessità. Vi sono pagine piacevoli ed aspetti del libro che credo appartengano intimamente all'autrice, Angela Ruffino, e solo a lei.
Si tratta di ben due Cammini Francesi percorsi dall'autrice nel giro di pochi mesi, il primo nel settembre del 2010 in compagnia della cognata ed il secondo nell'agosto 2011 in solitaria. Il primo Cammino è narrato con abbondanza di particolari, il secondo è descritto più concisamente.
Di libri o diari sul cammino ne ho letti parecchi, quasi tutti svolti sul classico Cammino Francese, ed ogni volta mi diverto un saccco a cominciare anch'io con la fantasia a ripartire da S. Jean Pied de Port. Rivivo i miei di cammini, faccio paragoni con le mie tappe, ritrovo albergues frequentati, scopro negli autori le mie stesse sensazioni e centellino le pagine per far durare il libro il più a lungo possibile. Poi, inesorabilmente, i libri finiscono e con le descrizioni mi ritrovo a Santiago con lo stesso sconforto provato di persona per un sogno finito, ed ecco che mi butto a caccia dell'ultimo titolo uscito per riprendere il cammino come in un gioco senza fine.
Anche questo libro segue la falsariga degli altri e ho trovato piacevoli e genuine, persino un po' teneramente ingenue a volte, le pagine dedicate al Cammino in quanto tale. Bella la scoperta da parte di Angela, giorno dopo giorno, della magia di questa esperienza, delle nuove conoscenze, del riportare alla luce i ricordi della giovinezza dopo anni nei quali erano stati sepolti dalla polvere del tempo.
Direi che è un libro meno tecnico degli altri, più poetico, quasi come leggere di nascosto un diario di quelli che si buttano giù alla fine di ogni tappa.
Quello che mi lascia perplesso perchè domina il libro come una cappa di piombo e ritorna quasi in ogni pagina, è il senso di colpa che opprime l'autrice fin quasi alla fine del libro per un gravissimo lutto capitatole e per il quale lei si sente in qualche modo responsabile per non aver potuto fare nulla nel momento topico.
Io mi ci sono calato con lei in questa situazione, non ho tralasciato neppure una riga, ma alla fine del libro, onestamente, non ne potevo più. Ho letto tutta l'elaborazione del lutto di Angela attraverso un percorso fatto di eterna nostalgia per la persona persa e di rabbia dichiarata nei confronti del Signore.
Sono pagine dolorose ma secondo me troppo personali per finire in pasto al pubblico. Grazie al cielo, alla fine, sulle scogliere di Finisterre l'autrice finalmente entra in pace con sè stessa.
Nel suo insieme il libro deborda di ricordi dolorosi e personali dell'autrice, ed è con autentico sollievo per lei che ho letto le pagine finali nelle quali la vedo finalmente accettare ciò che è stato. Il piacere che avrebbero dovuto darmi le righe dedicate al Cammino, tuttavia, è stato quasi del tutto soverchiato da un senso di angoscia e a volte, scusatemi se lo dico, anche da un senso di rabbia.
In conclusione, è stato comunque un libro che mi ha fatto compagnia per 15 giorni e mi ha comunque fatto ritrovare luoghi e, a volte, addirittura persone conosciute, come la figlia di Felisa con il suo banchetto prima di Logroño o la signora anziana che ti offre buonissime crepes posizionandosi sul sentiero nel tratto fra O' Cebreiro e Triacastela, salvo poi chiederi 1 euro a fine consumazione.
Sarebbe stata utile, comunque, una rilettura di revisione prima della stampa soprattutto per i termini spagnoli, con indicazioni di località in gran parte sbagliati.