prologo [ma finto]
una gastroscopia.
assegni che vanno.
assegni che vengono.
l'appuntamento con don luca.
una visita chirurgica vascolare.
una dall'urologo.
una scintigrafia.
due giorni in ospedale.
un intervento all'unghia dell'alluce.
un mal di schiena curato con un cerottino.
il richiamo dell'antitetanica
una scatola di efferalgan.
un giro in prefettura.
in un unico giorno due volte al cimitero.
l'anniversario di morte della "mia velia" [con quelle tre lettere di aggettivo possessivo che commuovono alle lacrime].
il numero dell'assistente sociale.
le visite di un'assistente domiciliare.
un taglio di capelli dal barbiere.
nina trovata morta.
il funerale di nina, poi.
a canneto da solo, infinite volte.
a canneto con luca, poche volte.
a canneto con pier, un'unica volta.
25.000 lire di taxi.
la signora anna ed il signor luca.
il dottor costa.
tre foglietti della farmacia comunale di cremona: scheda pressione arteriosa.
una telefonata da pinzolo.
un mal di gola.
una dose di antibiotico alle 16.00.
bianca che cade.
un tentato furto.
un elenco di utenze da pagare spuntato.
delle praline che regala ad anna.
del gianduia che regala a marta.
un pranzo a casa di patrizia.
l'idraulico che ripara la stufa.
un anticipo di 150.000 lire per un televisore nuovo.
un vaglia a giulio.
un ordine di olio.
uno per l'acquisto di un termometro.
l'inizio della guerra in afghanistan.
nessuna traccia dell'11 settembre che ha cambiato il mondo
[sappiamo solo che c'era il sole, ma faceva fresco - non c'è giorno in cui non venga scritto che tempo che fa].
parole rade.
scrittura stenta.
pagine ingiallite.
copertina dorata.
agenda di padre pio - anno 2001.
anno 2008.
paese della bassa.
nulla introno.
campi ovunque.
aria ancora calda di fine settembre quando è un fine settembre con in bocca resti d'estate.
stazione ferroviaria.
binari del treno.
tardo pomeriggio.
banchina del binario sotto i miei piedi.
quel puzzo di caldo lì, ai margini dei vagoni.
lo zainetto sulle spalle - pc e mela.
un libro in mano.
un dito infilato tra le pagine a tenere il segno.
mi guardo intorno.
non sono mai stata qui.
mi guardo intorno.
non sapevo neanche fosse ancora lombardia.
mi guardo intorno.
l'italia quando è provinciale.
mi guardo intorno.
eccola, l'uscita dalla stazione.
piazzale della stazione.
aria di quel tardo pomeriggio che sta per diventare quasi sera.
ombra a calare.
ombrelloni del bar ancora aperti.
pendolari che passano.
soliti al bar.
un bicchiere di bianco.
uno di rosso.
un giornale stropicciato.
mani di lavoro manuale.
delle macchine che aspettano.
delle biciclette che vanno.
sto lì.
in piedi.
aspetto.
ti aspetto.
mi si avvicina un uomo.
pancia ampia di ampiezza malata.
occhi porcini, capillari di fuoco.
barba devastata dal tempo, dalla trascuratezza, dalla sporcizia.
vita masticata dall'esistenza, dalla povertà, dall'incuria, dalla follia.
mi allunga un volume, quest'uomo.
me lo schiaccia in mano.
pare un libro.
è un'agenda.
dice - voce impastata, voce urgente: "tienilo. tienilo tu. questo devi tenerlo tu".
neanche il tempo di aprire bocca.
neanche il tempo di ribattere.
che poi.
che vuoi dirgli?
che vuoi dirgli, a quella sua follia?
se ne va.
mi lascia lì.
in mano ho quell'agenda.
in mano ho brandelli di vita altra.
sua? altrui? mai saputo.
non ho mai avuto il coraggio di buttarlo via, quel volume.
mi parrebbe di profanare dono ed esistenza.
abita nella libreria, sopravvissuto per anni a traslochi e riordini.
accanto c'è un manuale per fare l'uncinetto, sotto il diario della mia nascita scritto dal mio papà.
sto lì.
ti aspetto.
arrivi.
berlingo blu.
barba rossa.
un bacio.
un altro.
un altro ancora.
ah, l'amore quando chiama.
ah, l'amore quando si trova.
ah, l'amore quando stare lontani 12 ore era già tanto ed era già troppo.
questo.
questo era codogno per me.
quella stazione.
quell'uomo folle.
quell'agenda che passa di mano in mano.
quello stupore che mi lasciò quel dono pazzo.
quell'amore nostro - vagabondo e fortissimo.
quel nostro trovarci di allora - ovunque, purchè fosse.
" maryam e Clara che facciamo, quest'anno?"
"e se facessimo un paio di tappe sulla francigena?".
"potremmo fare da santa cristina a piacenza. che ne dite, ragazze?".
studiamo.
ci piace.
lunghezza?
giusta.
ci piace.
dislivelli?
inestistenti.
ci piace moltissimo [sopratutto dopo la prima tappa del viandante dell'anno scorso].
andata?
andata.
francigena sia.
si sceglie il weekend.
si prenota l'ostello.
si cerca il numero del barcaiolo per attraversare il po.
si studiano gli orari dei treni.
si capisce dove lasciare la macchina.
ci si mette d'accordo per la serata tapas, già arrivata all'ennesimo rinvio.
manca giusto lo zaino [neanche simo - quella degli zaini precoci - lo ha ancora fatto].
mancano giusto un paio di settimane.
e qui - qui - codogno diventa cruciale.
codogno che non era niente.
codogno che non era nulla.
codogno che era solo amore, follia, misere pagine scritte - amarcord di un 2008 lontano infinita vita.
codogno diventa il nostro snodo.
codogno diventa la nostra stazione di cambio.
ma sono gli ultimi dieci giorni di febbraio 2020.
ma sono i primi dieci giorni di marzo 2020.
codogno smette di essere snodo solo per noi.
lo diventa per l'italia intera.
c'è un prima di codogno e un dopo codogno.
codogno smette di essere la nostra stazione di cambio.
codogno cambia l'italia tutta.
l'europa intera.
ogni occidente.
qualunque noi.
cambia codogno.
cambia l'italia.
cambia ognuno di noi.
cambiano i giorni.
la percezione di sè.
il respiro della vita.
il 24 febbraio 2020 Ermetismo riporta qui sul forum questa notizia.
rimandiamo.
non c'è altro da fare.
rimandiamo.
e ancora non sapevamo quanto e per quanto avremmo dovuto rimandare sogni, progetti, vita, vite.
il naufragato cammino del gruppino era davvero il meno.
una gastroscopia.
assegni che vanno.
assegni che vengono.
l'appuntamento con don luca.
una visita chirurgica vascolare.
una dall'urologo.
una scintigrafia.
due giorni in ospedale.
un intervento all'unghia dell'alluce.
un mal di schiena curato con un cerottino.
il richiamo dell'antitetanica
una scatola di efferalgan.
un giro in prefettura.
in un unico giorno due volte al cimitero.
l'anniversario di morte della "mia velia" [con quelle tre lettere di aggettivo possessivo che commuovono alle lacrime].
il numero dell'assistente sociale.
le visite di un'assistente domiciliare.
un taglio di capelli dal barbiere.
nina trovata morta.
il funerale di nina, poi.
a canneto da solo, infinite volte.
a canneto con luca, poche volte.
a canneto con pier, un'unica volta.
25.000 lire di taxi.
la signora anna ed il signor luca.
il dottor costa.
tre foglietti della farmacia comunale di cremona: scheda pressione arteriosa.
una telefonata da pinzolo.
un mal di gola.
una dose di antibiotico alle 16.00.
bianca che cade.
un tentato furto.
un elenco di utenze da pagare spuntato.
delle praline che regala ad anna.
del gianduia che regala a marta.
un pranzo a casa di patrizia.
l'idraulico che ripara la stufa.
un anticipo di 150.000 lire per un televisore nuovo.
un vaglia a giulio.
un ordine di olio.
uno per l'acquisto di un termometro.
l'inizio della guerra in afghanistan.
nessuna traccia dell'11 settembre che ha cambiato il mondo
[sappiamo solo che c'era il sole, ma faceva fresco - non c'è giorno in cui non venga scritto che tempo che fa].
parole rade.
scrittura stenta.
pagine ingiallite.
copertina dorata.
agenda di padre pio - anno 2001.
anno 2008.
paese della bassa.
nulla introno.
campi ovunque.
aria ancora calda di fine settembre quando è un fine settembre con in bocca resti d'estate.
stazione ferroviaria.
binari del treno.
tardo pomeriggio.
banchina del binario sotto i miei piedi.
quel puzzo di caldo lì, ai margini dei vagoni.
lo zainetto sulle spalle - pc e mela.
un libro in mano.
un dito infilato tra le pagine a tenere il segno.
mi guardo intorno.
non sono mai stata qui.
mi guardo intorno.
non sapevo neanche fosse ancora lombardia.
mi guardo intorno.
l'italia quando è provinciale.
mi guardo intorno.
eccola, l'uscita dalla stazione.
piazzale della stazione.
aria di quel tardo pomeriggio che sta per diventare quasi sera.
ombra a calare.
ombrelloni del bar ancora aperti.
pendolari che passano.
soliti al bar.
un bicchiere di bianco.
uno di rosso.
un giornale stropicciato.
mani di lavoro manuale.
delle macchine che aspettano.
delle biciclette che vanno.
sto lì.
in piedi.
aspetto.
ti aspetto.
mi si avvicina un uomo.
pancia ampia di ampiezza malata.
occhi porcini, capillari di fuoco.
barba devastata dal tempo, dalla trascuratezza, dalla sporcizia.
vita masticata dall'esistenza, dalla povertà, dall'incuria, dalla follia.
mi allunga un volume, quest'uomo.
me lo schiaccia in mano.
pare un libro.
è un'agenda.
dice - voce impastata, voce urgente: "tienilo. tienilo tu. questo devi tenerlo tu".
neanche il tempo di aprire bocca.
neanche il tempo di ribattere.
che poi.
che vuoi dirgli?
che vuoi dirgli, a quella sua follia?
se ne va.
mi lascia lì.
in mano ho quell'agenda.
in mano ho brandelli di vita altra.
sua? altrui? mai saputo.
non ho mai avuto il coraggio di buttarlo via, quel volume.
mi parrebbe di profanare dono ed esistenza.
abita nella libreria, sopravvissuto per anni a traslochi e riordini.
accanto c'è un manuale per fare l'uncinetto, sotto il diario della mia nascita scritto dal mio papà.
sto lì.
ti aspetto.
arrivi.
berlingo blu.
barba rossa.
un bacio.
un altro.
un altro ancora.
ah, l'amore quando chiama.
ah, l'amore quando si trova.
ah, l'amore quando stare lontani 12 ore era già tanto ed era già troppo.
questo.
questo era codogno per me.
quella stazione.
quell'uomo folle.
quell'agenda che passa di mano in mano.
quello stupore che mi lasciò quel dono pazzo.
quell'amore nostro - vagabondo e fortissimo.
quel nostro trovarci di allora - ovunque, purchè fosse.
questo.
questo era codogno per me.
poi.
poi venne "il gruppino - atto secondo".
poi.
poi venne il "covid - annata 2020".
" maryam e Clara che facciamo, quest'anno?"
"e se facessimo un paio di tappe sulla francigena?".
"potremmo fare da santa cristina a piacenza. che ne dite, ragazze?".
studiamo.
ci piace.
lunghezza?
giusta.
ci piace.
dislivelli?
inestistenti.
ci piace moltissimo [sopratutto dopo la prima tappa del viandante dell'anno scorso].
andata?
andata.
francigena sia.
si sceglie il weekend.
si prenota l'ostello.
si cerca il numero del barcaiolo per attraversare il po.
si studiano gli orari dei treni.
si capisce dove lasciare la macchina.
ci si mette d'accordo per la serata tapas, già arrivata all'ennesimo rinvio.
manca giusto lo zaino [neanche simo - quella degli zaini precoci - lo ha ancora fatto].
mancano giusto un paio di settimane.
e qui - qui - codogno diventa cruciale.
codogno che non era niente.
codogno che non era nulla.
codogno che era solo amore, follia, misere pagine scritte - amarcord di un 2008 lontano infinita vita.
codogno diventa il nostro snodo.
codogno diventa la nostra stazione di cambio.
ma sono gli ultimi dieci giorni di febbraio 2020.
ma sono i primi dieci giorni di marzo 2020.
codogno smette di essere snodo solo per noi.
lo diventa per l'italia intera.
c'è un prima di codogno e un dopo codogno.
codogno smette di essere la nostra stazione di cambio.
codogno cambia l'italia tutta.
l'europa intera.
ogni occidente.
qualunque noi.
cambia codogno.
cambia l'italia.
cambia ognuno di noi.
cambiano i giorni.
la percezione di sè.
il respiro della vita.
il 24 febbraio 2020 Ermetismo riporta qui sul forum questa notizia.
Via Francigena e Coronavirus: due tappe che al momento non bisogna percorrere
In relazione alle misure precauzionali adottate per contrastare la propagazione del “Coronavirus”, nell’area del lodigiano, dove sono stati individuati alcuni casi di positività al virus, si sconsiglia, al momento e sino a nuovi aggiornamenti di percorrere (e soggiornare), anche ad eventuali Pellegrini/Viandanti nelle seguenti tappe della Via Francigena:
Santa Cristina – Orio Litta
Orio Litta/Piacenza
Vi terremo informati sull’eventuale evoluzione del fenomeno.
precisione chirurgica, non c'è che dire.rimandiamo.
non c'è altro da fare.
rimandiamo.
e ancora non sapevamo quanto e per quanto avremmo dovuto rimandare sogni, progetti, vita, vite.
il naufragato cammino del gruppino era davvero il meno.
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